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Sogni di robot – Anticipazione del post “Quando le macchine potranno sognare – Lettere dall’anno 2912”
Tempo di lettura : 3 minuti

Ben ritornati a tutti i lettori di occhialinelbuio.com . Questo articolo è una anticipazione del prossimo post che avrà per nome “Quando le macchine potranno sognare – Lettere dall’anno 2912”. Dopo un po’ di riflessioni abbiamo deciso di scrivere questi appunti giusto per incuriosirvi un attimo e invitarvi a leggere l’articolo che verrà pubblicato nel corso di questa settimana.  Non vogliamo spoilerarne il contenuto ma ci sembrava giusto scrivere due righe giusto per farvi capire il perché in questo post non si tratterà di un sogno in quanto tale.

Nel prossimo articolo leggeremo uno dei racconti che assieme ad alcuni amici scrissi per il teatro alcuni anni or sono. Eravamo intenzionati a farne una commedia per bambini sullo stile “Il mago di Oz” ma con il passare del tempo realizzammo altre trame delle quali eravamo più soddisfatti e che al momento sembravano maggiormente percorribili per una rappresentazione teatrale.  Della stessa serie e nello stesso anno scrissi “Soldato blu” un racconto ambientato nella seconda guerra mondiale anch’esso relativo allo svincolo della coscienza dagli affetti di un bambino. In “Soldato blu le tetre atmosfere della guerra venivamo stemperate dalla luce della luna e da avvenimenti spirituali, quasi animistici.

Avrete forse capito che “Lettere dall’anno 2912”  non è un sogno ma piuttosto un racconto che viene vissuto dai suoi personaggi come un sogno. La narrazione cela un finale o un significato nascosto una volta ancora classificabile come futurista o futuribile.

Il racconto segue la trama classica tante volte utilizzata dal maestro della fantascienza americana Ray Bradbury, il celebre autore di “Cronache marziane e Fareneith 451”. Chapeau mr. Bradbury, i suoi libri hanno fatto sognare milioni di persone in tutto il mondo. Avrò letto “Cronache marziane” almeno una cinquantina di volte. Ho sempre trovato in esso una fonte inesauribile di ispirazione per i racconti che ho scritto per la radio e per il teatro.

La new wawe legata alla letteratura fantascientifica degli anni 60-70 mi ha sempre affascinato. I temi che in essa vengono trattati permettono molto spesso di sperimentare il legame fra trama e sentimenti. In ciò non v’è equivoco interpretativo. La new wawe apre la fantascienza classica a nuovi scenari, e quindi non tratta solamente di mostri a cinque teste o robot impazziti con qualche rotella fuori posto.

Sono assolutamente convinto che questi elementi siano solamente pretesti narrativi, utili tuttalpiù ad introdurre il lettore alla scoperta di nuovi legami o nuovi tipi di sentimenti. Penso anche che ciò assomigli molto alla struttura di un sogno. Nel sogno il nostro “Io profondo” prende in prestito il vissuto onirico e lo riveste dei pensieri e dei legami al solo fine di elaborarli in altri modi. Nel racconto “Quando le macchine potranno sognare – Lettere dall’anno 2912” la spersonalizzazione del rapporto uomo-macchina viene presa in prestito per narrare un futuristico dramma dal sapore profondamente sentimentale. Anche questo racconto sfrutta tale meccanismo, e in esso non c’è nulla di misterioso e complicato.

Un robot – Licenza di attribuzione CC01

Nella new wawe di fantascienza degli anni 60-70 questo espediente è assolutamente frequente e nel cinema fantascientifico dei tardi anni 90 divenne la normalità narrativa. Avete mai visto il film “A.I. Intelligenza artificiale” di Steven Spielberg ?. Non per nulla il maestro della cinematografia mondiale innesta in un vile e sterile script di programmazione, una straziante trama d’amore e di affetti ritrovati ma poi perduti. Film drammatico e per certi versi molto crudo il quale ci pone dinnanzi a una domanda. E se un domani tutto ciò divenisse vero ?.

Per quanto riguarda il tema drammi-sogni e calcolatori elettronici, in questo blog abbiamo un altro esempio nel racconto “2010 l’anno del contatto”. Vi invito a rileggerlo cliccando su questo link. Entrambe i racconti narrano della spersonalizzazione del rapporto uomo macchina e lo rielaborano in quanto tale e senza filtri, per interpretarlo da un punto di vista meramente oggettivo.

Isaac Asimov

In un futuribile domani per quale ragione i sentimenti dovrebbero appartenere al solo essere umano ?. Anche Isaac Asimov ne sapeva qualcosa e ci scrisse sopra il racconto “Sogni di robot”. Certo, si trattava di una emozione artificiale, ma non per questo nel racconto essa risultò meno vera o avverabile in un domani futuribile.   

Nel 2012 ci sembrò quindi giusto scrivere questa trama teatrale prendendo a pretesto i cento anni dalla nascita dello scienziato inglese Alan Turing. Alan Turing fu uno dei padri dell’informatica e dell’intelligenza artificiale nonché crittografo e grandissimo matematico.  A lui e al suo team dobbiamo il fatto di avere decodificato nel corso della II Guerra Mondiale il funzionamento della macchina nazista Enigma. Fece una fine ingloriosa nel 1952 . Molto modestamente ci sembrò giusto celebrare questo personaggio facendone l’indiretto oggetto di questa piccola storiella.

Vi auguro buona lettura e restate sintonizzati per il prossimo post di Occhialinelbuio.com dal titolo “Quando le macchine potranno sognare – Lettere dall’anno 2912”.

Il robot sogna un uomo che ripete : “Libera il mio popolo”

Calvin chiede al robot LVX-1 chi fosse quell’uomo

LVX-1 risponde “Ero io quell’uomo”

Cit. Isaac Asimov da : Sogni di robot

 
Robby il robot del film Il pianeta proibito anno 1956
IL PIANETA PROIBITO – parte seconda – Sogno del 3 febbraio 2023 
Tempo di lettura : 2 minuti

Molto bene fanciulli, eccoci qua per la seconda parte del sogno IL PIANETA PROIBITO. Dopo avere bevuto un bicchiere di Coca Zero torno a letto e come solito, per la gioia di mia moglie, mi metto a ronfare nel giro di un secondo. Sono le ore 2:53….

Il sogno ricomincia. La scena è totalmente cambiata, adesso siamo in una struttura alberghiera . Sembra un resort. C’è un edificio che mi ricorda tanto un luogo che frequento d’estate. E’ un posto che nella realtà mi fa sentire molto bene.  Guardo meglio e vedo che si tratta di una costruzione di mattoni appoggiata sugli alberi di un grande parco tagliato all’inglese. Luogo bellissimo e molto curato. C’è una grande tensostruttura tipo quella pressurizzata dei campi da tennis ma il telone è trasparente e dall’esterno si vede dentro.

Ci sono due semisfere costruite in questo modo. Nella prima semisfera vedo molte persone che si stanno divertendo in piscina . Sembra quasi delle terme al coperto. L’acqua fuma ed è calda e ci sono le bolle dell’idromassaggio. Gli occupanti sono tutte coppiette che stanno amoreggiando libertinamente. Le osservo dall’esterno.  Entro nell’altra semisfera anche essa trasparente e non c’è nessuno. E’ riservata solo a me . Mi distendo sul lettino tipico degli stabilimenti balneari estivi. Fa caldo e sono in costume. Anche qui c’è una grande piscina circolare di acqua calda .

Una luce blu è irradiata dal  fondo. E’ molto bella.  Nel sogno ascolto il mio IPOD con i Queen a manetta. Mi tolgo gli auricolari e ascolto i rumori dell’ambiente. Ancora il ronzio di prima ! E’ sempre lo stesso rumore . In questo momento sono con mia moglie. Siamo seduti attorno a un  tavolo tipo quelli in plastica da giardino che si usano d’estate.

Lo scienziato del film : Il pianeta proibito

Stiamo pranzando con piatti enormi di linguine all’astice . A proposito, prossimamente vi posto la mia ricetta delle linguine all’astice e sabato ne cucino un piatto esagerato. Mi volto e improvvisamente senza nessun preavviso circa a dieci metri da noi appare un robot di quelli tipici dei film di fantascienza degli anni 50. Siamo come nella una scena di un film con dottori pazzi, ragazze da salvare in minigonna cortissima e improbabili minacce aliene provenienti da ancora più improbabili robot pieni di lampadine lampeggianti. Tutti guardiamo in quella direzione . Il robot è lentissimo come sempre accade nel film di fantascienza di quel periodo. Anche una lumaca potrebbe sfuggirli e noi non facciamo eccezione. Lui però non ci minaccia e quindi per il momento ci godiamo le nostre linguine all’astice.  Il robot lampeggia e muove le sue antenne grandi come orecchie di un elefante. Chissà cosa sta facendo.

Nel sogno non c’è tensione e sentiamo sempre quei deboli ronzii di ingranaggi meccanici . Mi alzo e vado verso il robot. Lui parla con voce meccanica e chiede informazioni. Il robot dice che deve andare e che si scusa tanto per l’intrusione, non voleva spaventare nessuno ma si è perso e non sa come tornare a casa.

Dice anche che il suo aspetto non deve incutere terrore perché anche lui ha un’anima gentile (Asimov docet). E’ così solo perché uno scienziato pazzo con il pizzetto lo ha costruito in quel modo.  Nel sogno penso che è molto strano che un robot del genere non sia dotato di un navigatore satellitare. Guardo in faccia mia moglie e nessuno di noi, almeno in sogno,  capisce il senso di quella scena. 

Bevete consapevolmente cari miei. Alla prossima !

 
IL PIANETA PROIBITO – parte prima – Sogno del 3 febbraio 2023
Tempo di lettura : 2 minuti

Il pianeta proibito parte prima è un sogno che si divide in due scene. La sera precedente avevo mangiato una ghiotta piadina ripiena di un prosciutto molto salato e quella notte mi alzai per bere qualcosa. Come nota a margine annoto come il luogo dove mi sono ritrovato nella seconda parte, è per un luogo realmente esistente. Esso offre un porto sicuro al riparo da occhi indiscreti e offre un mondo di sicuro relax. In questo luogo mi rifugio ogni volta che i fatti della vita rovesciano su di me forti preoccupazioni e tensioni, come nel momento corrente. Ho vissuto questo sogno non come un incubo, ma piuttosto come una avventura molto piacevole e dal frutto vagamente proibito.

Buona lettura

IL PIANETA PROIBITO – Parte prima

Il sogno inizia in un labirinto di tunnel sotterranei immersi nel buio quasi totale. Solo in lontananza si scorgono deboli luci che illuminano in maniera fioca il labirinto. Le pareti sono rivestite di mattoni-scaglie. Non so se sono mattoni o scaglie di pesce.

Io sono presente e vivo l’ambiente in prima persona ma non riesco a vedermi. Nel sono sono solo . Rumori echeggiano  in lontananza. Capisco che sono sottosuolo dello stadio di calcio della mia città. Improvvisamente sbuco da un buco sulla superficie. Metto la testa fuori e vedo che sono circondato da alti teloni di plastica trasparente avvolti tutto attorno agli alberi della zona. Questi teloni formano una barriera che forse è una piscina che sta per essere riempita di acqua. Forse è una barriera protettiva ma non so da cosa mi devono proteggere. Più probabilmente è proprio una piscina.

Torno nei tunnel sotterranei. Odo ronzii nelle vicinanze. Sento anche degli odori. Sono odori di quando ero bambino e sembrano quelli dell’olio che ingrassava gli ingranaggi del meccano. Anche alcuni pezzi di ingranaggi che ho in mano sembrano proprio quelli del meccano. Anche le mie mani sembrano coperte da un velo di olio. Mi muovo lungo il tunnel e i ronzii mi inseguono. Nulla di minaccioso, non sono preoccupato. Non è un incubo, ma piuttosto una avventura. Non so che fare e cerco di decidere qualcosa.

la miniera di Malcantore

Non ho freddo e non mi sento minacciato, ho solo la vaga sensazione che mi stiano aspettando da qualche parte. Il sogno continua e c’è una fine a questa scena ma non ricordo con precisione il contenuto. Ho comunque l’impressione che si riferisca a una scala mobile che si dirige verso la superficie. Vagamente ricordo una macchina che mi sta aspettando ma è una percezione confusa. Il sogno svanisce, io mi sveglio e mi dirigo in cucina per bere qualcosa….

Alla seconda parte per scoprire l’epilogo del sogno

 
Blue shield and the ghost in red – Sogno del 31/12/2022
Tempo di lettura : 4 minuti

Il sogno Blue shield and the ghost in red potrebbe anche potuto avere il titolo di Un’estate al mare. Ho deciso di intitolare il racconto in questo modo perché ciò che più mi ha colpito è stata la figura del fantasma rosso. Non saprei il perché, ma ragionando a posteriori la figura del misterioso figuro non è sembrata poi così centrale . Eppure in qualche modo sento che questo personaggio ha avuto un ruolo importante nel racconto. Sicuramente il sogno è un ottimo esempio del funzionamento dell’ideoplasia e della teoria dei colori del Lüscher che da trent’anni sono alla base dei miei training autogeni. Ne parleremo, ma non adesso. Per ora leggiamo il racconto e distendiamoci.

Buona lettura a tutti voi e se potrete, vi consiglio di indagare il vostro colore affettivo con il test del Lüscher.

Il sogno ha inizio in una grande struttura circolare semi interrata di uno stabilimento balneare. Il pavimento è coperto da spesse dune di sabbia come se la struttura fosse stata abbandonata da anni. Sembra una colonia-hotel tipica degli anni del fascio. Voglio dire che appare costruita con le forme tipiche dell’architettura circolare tipica dello stile impero. Dalle finestre filtra una debole luce biancastra a forma di lama. Vedo l’aria polverosa attraversare i raggi di luce che filtrano dalle imposte scardinate.

Colonia Fasci combattenti – Rieti

Sono rannicchiato in un angolo e non so che fare. La scena è immersa nel silenzio più totale. Al piano superiore di questa struttura so che ci sono le stanze per gli ospiti. Salgo le scale anche esse circolari. Queste scale conducono alla parte superiore dello stabilimento balneare-hotel. Giungo al primo piano e capisco che quella è la colonia dove andavo in montagna da piccolo. Lunghi corridoi separano due file di camere. Il corridoio è talmente lungo che non si riesce a scorgerne la fine.

Il tutto è immerso in una penombra mediamente poco rassicurante. Faccio un paio di passi e sento un fruscio davanti a me. Guardo ma non vedo nessuno. Mi fermo impaurito. Prima di procedere inforco gli occhiali da vista. Questo è molto strano perché anche nel sogno so benissimo di non averne più bisogno. Comunque sia voglio essere pronto a tutto. Di nuovo odo il rumore di prima . Non so che fare. Sono ore che cammino per il corridoio ma ancora non ne vedo la fine. Davanti a me c’è una scala, conduce sul tetto della colonia-hotel. Decido di salire. Sono sul tetto e la luce è veramente accecante, tipo deserto sahariano. Scorgo un’asta portabandiera. Guardo in alto e vedo che è la bandiera italiana. Accanto all’asta c’è il timone a ruota di una nave da crociera stile locandina del film Titanic. C’è anche un tavolino di alluminio anodizzato tipico dei bar di provincia con appoggiato sopra un Martini dry. Ancora sabbia tutto attorno a me. Mi chiedo seriamente cosa ci faccia un Martini dry su un tavolino da bar sul tetto di una struttura balneare abbandonata. Vedo che il liquido trema sempre più, come se un essere mostruoso stesse per raggiungermi con giganteschi passi. Non ho armi e non so come difendermi. Decido di ripercorrere le scale che mi riporteranno al piano terra dove tuto è iniziato .

The ghost in red – una fantasma amichevole

Improvvisamente la scena cambia e mi vedo rannicchiato con le spalle al muro presso il pian terreno dell’inizio del sogno. Tutto è immerso in una quantità paurosa di colore rosso pulsante. Sembra di essere in un buco nero che invece di essere nero è rosso ed emette luce rossa. Una figura vagamente umanoide e indefinita sta attraversando come un fulmine la stanza da parte a parte. Sbuca da un muro e scompare nell’altro. E’ una figura sfrangiata e distorta di colore rosso fuoco, sembra composta da sola luce anch’essa rossa. La scena si ripete più volte. Misuro gli intervalli delle apparizioni e vedo che il lasso di tempo fra una apparizione e l’altra è sempre lo stesso al millesimo di secondo. Stranissimo. E’ un fantasma che appare a intervalli regolari. Sono minacciato e devo reagire.

Ho l’impressione che il sogno sia in pausa. Quando la trama riprende mi ritrovo avvolto da un vortice di luce blu profondo. E’ uno scudo scuro ma luminoso nello stesso tempo. Nella realtà il colore dell’accoglienza è il mio colore affettivo contro la necessità di reazione offerta dal rosso. La tensione sta per essere spenta dal contrasto della calma. Nel sogno penso che gli anni di training autogeno hanno fatto il loro dovere.

The blue ultrashield protegge il mio Io profondo

Sono in piedi nel centro della stanza e aspetto che la figura attraversi l’ambiente come ha sempre fatto. Il vortice blu si sta spostando con me e man mano che avanzo il rosso diminuisce fino ad esserne circondato. Il fantasma passa a un millimetro di distanza da me. Appena l’essere misterioso è passato mi dirigo con calma verso la scala che conduce al piano superiore. In una camera trovo mia moglie che come al solito sta russando in compagnia di mia figlia. La scena che prima esprimeva solo polvere ed abbandono adesso è cambiata. Vedo qualche cameriere in giacca e cravatta che sta portando delle consumazioni nelle camere. Ci sono ospiti che passeggiano per il corridoio ma tutti sono vestiti come marinaretti di inizio secolo, inclusi di ombrellini parasole fin de siècle. La scena ha un sapore vagamente bohémien. Anche io sono vestito stile bon ton marinaresco con tanto di ridicola paglietta calcata in testa .

Mia moglie e mia figlia si sono svegliate , davanti alla colonia-hotel arriva la nostra carrozza da passeggio. Tutti saliamo sul calesse e ci dirigiamo verso il bagnasciuga al largo del quale avvistiamo alcune balene provenienti dall’artico. Il sogno finisce qui senza ulteriori colpi di scena. Bah !

Buon Martini dry a tutti e Save the whale 🙂

 
Vecchine natalizie e salami esplosivi – Sogno del 12/1/1015
Tempo di lettura : 4 minuti

Questo sogno che narra di vecchine natalizie e salami esplosivi è talmente sconclusionato che non ho neppure tentato di osservarlo all’interno di un protocollo di training. Non per forza tutti i sogni devono avere un filo logico tale da potere essere elaborati una volta svegli. Anzi, molto spesso i sogni sono sconclusionati e tutto ciò che ricordiamo è semplicemente un insieme di più episodi o più scene non necessariamente legate fra di loro. Leggiamo assieme questo racconto e prendiamolo come viene, in piena leggerezza e divertimento. Ps: La foto che vedrete allegata alla presentazione è proprio la vecchina del sogno. E’ una vecchia decorazione del nostro albero di natale. Questo addobbo avrà circa circa ottanta anni, ma senza di lei non è Natale.

Buona lettura a tutti.

Il sogno ha inizio su un grande impianto estrattivo situato in mezzo al mare. La struttura è gigantesca e si estende su più livelli. Odo suoni bassi e pulsanti che rimbombano attraverso i tubi metallici della struttura. Ha tutta l’aria di un enorme videogioco che si estende su più livelli. Vedo parecchi silos molto grandi dei quali ignoro il contenuto. Leggeri rumori di macchine provengono dai piani bassi della struttura, e sbuffi di vapore o gas escono dai tubi.  Sono incaricato di dirigere una squadra che deve fare dei test antincendio.

Lavoro alacremente per mettere a punto un sistema che è della massima importanza per la sicurezza di quel luogo. Fra pochi giorni l’impianto sarà testato dal mio capo che è una donna severissima. Effettuo personalmente alcune messe a punto e mi arrabbio con il mio personale perché non è stato preciso. Tutte le messe a punto avvengono di notte, la scena si ripete per un paio di volte e nel sogno mi vedo dall’esterno mentre controllo idranti e sistemi elettronici di rilevazione. Le luci sono bianche e fredde, la notte è limpida e il cielo è terso ma io non mi curo di questi dettagli perché sono troppo impegnato a lavorare per la verifica che dovrò subire tra poco. Il mio capo è arrivato con un leggero anticipo e si è accomodata su una vecchia sedia a da mare di quelle fatte di plastica intrecciata che si usavano parecchi anni fa. Io faccio l’ultimo giro per vedere se tutto è pronto.

Chiudo una porta a tenuta stagna e improvvisamente la scena cambia. Mi ritrovo a vivere in un palazzo lussuoso situato non so dove. Ho appena acquistato un appartamento presso questa struttura e sembra che ci siano diversi problemi che non riesco a identificare. Forse sono problematiche relative al garage o forse no. Visto da fuori il palazzo sembra un ministero sontuoso e imponente nella sua costruzione. All’interno assomiglia a uno di quei palazzi moderni newyorkesi dove l’architettura è razionale e tutto è perfetto. Sono in compagnia di mia moglie e mia figlia che però in sogno non corrispondono alle persone. Solo mio fratello è veramente mio fratello. Anche lui ha un appartamento nello stesso palazzo.

Sarà questo il cottage del sogno ?

Entro in casa salendo una scaletta di pietra in stile moderno che sembra condurre ad un cottage alpino. Fuori è freddo e c’è la neve. Saliamo le scale e noto che incassato nel terreno ai piedi della scalinata c’è uno stretto acquario con una trota che vi nuota dentro. Penso che architettonicamente parlando è bellissimo, ma che la trota soffre inutilmente invece di vivere libera in un fiume.

Appena sopra la scala d’accesso c’è un pianerottolo e mio fratello mi illustra l’atrio del palazzo. Una meravigliosa piscina interrata è a disposizione dei condomini. La conoscono in pochi e in generale non è mai troppo affollata. Tutto attorno alla piscina ci sono alte pareti vetrate e si può vedere il paesaggio innevato.

Alcuni ascensori portano direttamente dentro il proprio appartamento quindi si può salire e scendere nella massima riservatezza. Enrico (mio fratello) sembra contento che si sia tutti assieme. Sicuramente ci vedremo più spesso. Facciamo un giro ai piani alti tanto per vedere la struttura del palazzo. Mentre giriamo mi fa visitare il suo appartamento dove tutto è perfetto. Il palazzo è stato appena costruito e vi sono innumerevoli camerieri e personale di servizio che gira senza sosta. Mio fratello nota una imperfezione in un battiscopa esterno del corridoio che conduce alla sua abitazione e mi dice che deve chiamare qualcuno a farlo sistemare. Mi lascia solo per qualche momento.

Dopo poco incontro una vecchietta che credo di riconoscere. Il suo volto non è nuovo ma per una qualche ragione non riesco mai a vederla in volto perché mi rivolge sempre le spalle. Ma certo adesso la riconosco! E’ un addobbo dell’albero di natale che aveva da piccola mia moglie!. E’ incredibile, cosa ci fa in questo sogno il personaggio di una delle decorazioni del nostro albero di natale?. La signora si avvicina. Dice che ci sono stati casi di avvelenamento da cibo o acqua e che è necessario dare delle analisi per scoprirne la provenienza. Mi prega di prelevare dei campioni dal bar del palazzo e farli analizzare.

Mio fratello si dirige verso il suo appartamento (ma non era andato via ?) e io resto in compagnia della vecchietta. Iniziamo a raccogliere i primi campioni di cibo. Prelevo un panino al prosciutto riferito a una certa data di produzione nella quale presumibilmente sono iniziati i contagi degli alimentari avariati. Poi prelevo una bottiglia d’acqua per verificare se il contagio può derivare dal batterio della legionella. Noto che sul tavolo c’è mezzo salame abbandonato. Lo metto in un contenitore a chiusura ermetica. Vedo che sulla superficie del salame ci sono dei misteriosi puntini bianchi che probabilmente sono creati da una pericolosa muffa alimentare.

Sarà il famoso salame esplosivo?

La signora continua a parlare senza sosta come fanno talvolta i vecchietti un po’ svampiti e nel frattempo mi porta in giro per il palazzo. La struttura adesso assomiglia a una lussuosa nave da crociera. La vecchietta mi dice di fare preso a fare analizzare i materiali prelevati perché ci sono delle persone in pericolo. Noto che il palazzo-nave ha molte persone le quali si dirigono frettolosamente verso i loro posti di lavoro o verso misteriosi incontri. Il tutto ha l’aria molto attiva e piena di persone che lavorano alacremente. Io ho il salame in mano e avverto che sono in pericolo. Non so se a causa del colesterolo o a causa della probabile presenza di muffe.

Con quel salame ho una voglia matta di farmi in panino ma improvvisamente decido di lanciare l’insaccato il più lontano possibile. Mentre è ancora in aria il salame esplode confermando la sua estrema pericolosità. Come accade in un videogioco la missione è stata completata e il sogno finisce qui.

 
LA VECCHIA FORD MODELLO T E IL MISUNDERSTANDING LINGUISTICO
LA VECCHIA FORD MODELLO T E IL MISUNDERSTANDING LINGUISTICO – SOGNO DEL 21/11/2014
Tempo di lettura : 4 minuti

Nel vissuto onirico di questo sogno si mescolano una vecchia Ford modello T, spaghetti al pomodoro, la lingua inglese e una strada che facevo spesso quando andavo in Svizzera per questioni mie.

Quella notte ero sicuramente andato a letto con una buona dose di fame arretrata poiché nel novembre del 2014 stavo facendo una dieta mirata a ottimizzare il mio tempo su i 20 km di corsa. Bah, magari potessi migliorare così tanto rinunciando a un semplice piatto di spaghetti !. Questa è l’unica spiegazione plausibile per la quale posso avere fatto un sogno così strano.

Il ricordo di questo sogno è divertente e reca con sé gli intensi profumi che principalmente sono legati al vecchio giardino della casa medievale dove abitavano le mie zie paterne. Ho un netto ricordo di quegli odori, così come ricordo gli enormi vasi di ortensie con fiori altrettanto enormi. Ma si sa. Tutti i ricordi dei bambini sono amplificati in virtù della relazione fra l’oggetto – il ricordo elaborato e la nostra dimensione dell’essere stati piccoli.

Comunque sia il finale del sogno è veramente divertente. Tutti a tavola per una grande spaghettata fra amici vecchi e nuovi, per stare allegri e non pensare alle rotture di scatole.

Buona lettura 

Il sogno inizia con me e mia moglie mentre di nascosto seguiamo un nostro vicino che è andato a comprare una nuova auto a causa del rumore emesso da quella vecchia. Io e la mia consorte seguiamo il tizio per un po’. Quando lui esce dal concessionario noi entriamo nell’autosalone e chiediamo informazioni al venditore . Vediamo il tipo di macchina scelta dal nostro vicino e ne siamo rinfrancati. Nessuna macchina rombante con rumori forti o altro, anzi si tratta di una vecchia Ford modello T che fa tanto nonna Papera. Usciamo dal concessionario e ci incamminiamo per una vecchia strada medievale che esiste realmente nella mia città . Entriamo in un antico portone e ci troviamo in una fabbrica a cielo aperto dove vedo un mio ex collega mentre armeggia con la sua moto.

La Harley del mio ex collega

Il collega dice che ha deciso di segare le parti laterali del serbatoio della sua Harley Dawson e che per questo motivo la sta smontando. La moto è magnifica, il telaio non sembra neppure sporco . Io mi chiedo perché sia necessario segare le paratie laterali del serbatoio e nel rispondermi anche lui non sembra tanto convinto

Nel frattempo entrano nostri amici (gente sconosciuta) e dicono che c’è da scaricare un camion di mele abbandonate dal proprietario in un vicino parcheggio. Io ho poca voglia di fare della fatica ma vado a vedere . Effettivamente il camion è parcheggiato sul bordo strada e le mele sono impacchettate una ad una con del cellophane . Sembrano pronte per la vendita come se dovessero essere depositate direttamente sullo scaffale di un supermercato. Noi passiamo oltre , con me c’è sempre mia moglie, il mio ex collega, e la comitiva di amici sconosciuti .

Entriamo nello stesso portone del palazzo medievale già incontrato prima e questa volta ci ritroviamo in un antico giardino con aranci e limoni deposti in grandi vasi di terracotta . Il colpo d’occhio è meraviglioso anche se i muri del fabbricato che lo circonda sono rovinati dal muschio e dall’umidità. Ci sono molti fiori ben curati e una antica rimessa per cavalli. Riconosco questo luogo. E’ la corte interna della casa delle mie zie paterne . In questa casa ho passato molta della mia infanzia . Nel sogno stento a riconoscerlo perché è molto diverso da come l’ho lasciato da piccolo . Tuttavia penso che se anche è diverso in realtà è sempre uguale.

Mentre gli altri passeggiano nel giardino io alzo lo sguardo e vedo che nella parte in fondo passa una strada che sembra essere rialzata rispetto al piano dove ci troviamo. Sembra che la corte interna e tutto il suo contenuto siano collocati in una grande depressione del piano stradale . Appena sotto la rete che divide il confine della nostra proprietà dalla strada pubblica vedo un cartello stradale. Reca la scritta SS211 Lomellina confine svizzero. Io esclamo ad alta voce quella è la strada che porta in Svizzera e che la conosco bene. Mi risponde una signora americana che si trova in visita al giardino (come se si trattasse di un museo) e mi chiede in inglese da dove vengo e se posso darle ragguagli su quel luogo .

Il cartello SS211 Lomellina direzione confine svizzero
Il cartello SS211 Lomellina direzione confine svizzero

Io le spiego che la mia città vanta una lunga tradizione medievale. Lei mi capisce al volo ma quando le dico che è una città medievale uso nella traduzione inglese il termine “medieval town”. Lei mi guarda e non capisce . Io le ripeto la parola “medieval town” perché sono sicuro della sua traduzione, ma ancora non capisce . Nel frattempo arrivano mia moglie, mia mamma, mia figlia e mia zia paterna. Si forma un piccolo capannello di persone che discutono animatamente sulla traduzione di “città medievale”. Io mi arrabbio molto e corro a prendere il mio iPad per usare Google translator. Penso che così facendo chiuderemo presto una vicenda che si sta oltremodo ingigantendo.

Torno dalla signora americana e vedo che è arrivato anche il proprietario del camion di mele. E’ agitatissimo e sta brandendo un pacco di spaghetti del tipo di quelli che si vendevano sfusi nelle drogherie del dopoguerra. Anche lui è infervorato nella discussione. Io guardo quel gruppo di persone e resto attonito. Adesso ci penso io. Accendo l’iPad e uso il traduttore di Google per cercare il termine e dimostrare a tutti che ho ragione io.

Nel frattempo arriva mia zia paterna e mi prende per il braccio. Dice che è ora di mangiare. Andiamo tutti a tavola che è ora di fare festa. A quell’enorme tavolata ci sono proprio tutti, gli amici sconosciuti, il camionista, mia moglie , mia figlia , mia madre, mia zia e anche la signora americana. Tutti si divertono e mangiano montagne di spaghetti al pomodoro che vengono offerti dal proprietario del camion di mele .

Guardo la tavola e mi accorgo che siamo molti di più dei personaggi che ho incontrato nel sogno fino a quel punto. Chi se ne frega . Stiamo lieti e mangiamo che nel domani non v’è certezza.

Buoni sogni a tutti.

 
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