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Una donna di Spade – Sogno del 15/06/2014 
Tempo di lettura : 3 minuti

Il sogno una donna di spade inizia a Venezia nei dintorni di palazzo Ducale. Per qualche strana ragione non è come lo conosco nella realtà. Sembra piuttosto assomigliare a una enorme arena per rappresentazioni. E’ pieno di sedie e c’è molta gente in attesa. E’ sera e assieme a me ci sono mia moglie e mia figlia. Ho la strana sensazione che tutta quella gente stia attendendo noi. Infatti in breve si alza mia figlia la quale è in realtà è notoriamente timida e si lancia sul palco per presentarsi.

Lo speaker la annuncia . Lei si esibisce in un qualche genere di rappresentazione raccogliendo da quell’enorme pubblico molti applausi .

il sogno gioca brutti scherzi e un secondo dopo questo quadretto mi ritrovo in una vecchia bottega d’antiquariato veneziano. L’ambiente è proprio come dovrebbe essere. Quadri polverosi, volumi scuriti dal tempo e accatastati senza alcun ordine. L’antiquario è una mia ex collega di lavoro e mi sta mostrando una antica pianta della città Di Venezia. Nel sogno sento che ho un qualche compito ben preciso. Dopo poco tutto mi è chiaro. Devo andare a palazzo Ducale per combattere con la spada (medioevale) contro qualcuno. Manco a dirlo la spada medioevale è proprio l’arma con la quale faccio allenamento nella mia contrada.

Esco dal negozio di antiquariato con mia moglie appresso. Una una persona che non conosco mi si para davanti. Improvvisamente il tizio inizia a menare fendenti di dritto e rovescio. Io mi metto in guardia destra in posizione di parata. Avverto che per qualche motivo non riesco a essere sciolto come lo sono in realtà . Mi difendo con tutte le mosse che conosco ma con scarso risultato. Mia moglie mi osserva e pensa che io sia matto. Ad un certo punto del combattimento smetto di pensare come sempre dice l maestro nella realtà e inizio a tirare fendenti incrociati di dritto e rovescio. Tutto mi viene automatico, ma qualche sbaglio lo faccio sempre come veramente accade in allenamento.

Curiosamente nel sogno ho gli stessi difetti che ho nella vita reale. I miei piedi sono nella posizione errata e capisco che il maestro ha ragione . Se sono storto il colpo partirà storto e fuori linea, oltretutto se non porto correttamente il colpo, il mio compagno rischierò seriamente di fargli male.  Realizzo che il combattimento di spade non è un gioco da bambini . Con qualche chilo di acciaio puoi fare seriamente male a qualcuno anche se è solo una simulazione. Le spade che si usano in allenamento sono solo repliche ma pur sempre delle armi da offesa.

La mia donna di spade

La città è stupenda nella dolce notte della laguna. Le luci si riflettono sull’acqua sembrando tanti alberi di natale illuminati da mille lampadine. Venezia sembra risplendere come solo lei sa fare. Eterne armonie escono dai vicoli e canali avvolgendo me e mia moglie. Il combattimento prosegue senza troppa convinzione su un ponte coperto che in realtà è il collegamento di due palazzi i quali si affacciano su un canale antistante la laguna. So bene che nel sogno sono io a combattere, ma nello stesso tempo mi osservo da lontano.

Sono sulla riva di piazza San Marco e dalla mia posizione posso chiaramente osservare il duello. Il tutto ha un che di irreale e artefatto. Più che uno scontro sembra piuttosto un incrocio di spade fra amici. Ad un tratto la persona con la quale combatto inizia a dirmi che non sono nella posizione corretta  che sto facendo un sacco di errori. Non sono abbastanza veloce, i piedi non sono posizionati correttamente e continuo a incrociare il passo. Io proseguo ancora nel duello ma il mio compagno si ferma e mi chiede cosa mi ha raccomandato a proposito delle distanze di sicurezza . Sembra spazientito e capisco che in realtà non è una persona qualsiasi ma il maestro d’armi che ci allena nella vita reale. Nel sogno penso che mi sta prendendo in giro come sempre. Pur essendo una persona assolutamente  piacevole e divertente e’ in realtà inflessibile (come un vero maestro d’armi).

Improvvisamente lui avanza e tira un fendente rovescio, automaticamente torno in posizione di parata e rispondo con un fendente di dritto. A quel punto lui prende in ostaggio mia moglie e aggrappandosi ad una corda tipo liana si lancia dalla finestra cingendo in vita la mia consorte. Ambedue atterrano sullo spiazzo davanti al palazzo dove si stava svolgendo il combattimento. Io non ci penso due volte e mi lancio dalla finestra nel tentativo di liberare mia moglie. Nel sogno penso finestra.

Ma che razza di sogno è questo ?. Ma non era un allenamento ?. Perché diavolo stiamo facendo tutta questa confusione ?. Comunque arrivo anche io e mi paro davanti ai due. Il maestro dice che era ora di fare qualcosa di buono e che il colpo è stato portato correttamente. Mi fa i complimenti e dice quello che mi ha ripetuto veramente anche ieri sera. L’hai fatto bene una volta, se ripeti la mossa altre 1000 volte alla fine l’avrai imparata. Il quid è quindi ‘pensa di meno e combatti di più, il resto verrà automaticamente senza pensarci troppo’.

Il sogno sta per terminare. Claudia torna volentieri da me abbracciandomi. Io capisco “forse” perché ho combattuto. E’ lei la mia vera donna di spade.

 
I meccanismi a protezione della nostra mente
Tempo di lettura : 3 minuti

Cari lettori,

in occasione della pubblicazione del racconto due parti “Sei donne e un mistero” vi avevamo promesso un post sui meccanismi a protezione della nostra mente. Tutti noi attuiamo questi meccanismi sia a livello conscio ce inconscio. Chiaro quindi che a maggior ragione l’argomento riguarda anche il nostro vissuto onirico.

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Per questo articolo scomoderemo il padre della moderna psicoanalisi Sigmund Freud e la figlia Anna. Cento anni dopo la loro pubblicazione, alcuni dei insegnamenti figli di quel tempo sono un po’ cambiati. La moderna psicoanalisi si è evoluta e ha superato molti concetti originari, tuttavia un certo numero di principi storici sono ancora oggi alla base dell’analisi psicoanalitica. Uno di questi è senz’altro il “meccanismo di autodifesa”. Il distacco, il rifiuto oppure la disconnessione sono concetti successivamente rielaborati da altri personaggi e in periodi più recenti rispetto a quelli di Freud e sua figlia. Nella psicoanalisi attuale si è tentato di dare loro una interpretazione alternativa ma alla fine i concetti base sono sempre gli stessi.

Quando c’è qualcosa che a livello conscio o inconscio ci ferisce o ci tocca in modo particolare, scattano in noi i meccanismi che ci consentono di sopportare meglio il dolore o la tensione che questi argomenti ci provocano. Le moderne cosiddette “cognizioni irrazionali” non sono altro che i principi già incardinati a suo tempo da Freud.  Per dirla meglio e in linea con i tempi moderni, queste “app” si accendono in maniera completamente automatica ma il loro funzionamento è sempre uguale. La nostra mente o il nostro IO viene protetto da un firewall che chiude le porte alle cose brutte. Pensate a un fusibile. Il principio è assolutamente identico. Quando c’è un corto circuito, il fusibile si brucia ma l’apparecchio elettrico rimane integro. Se fare ripartire la nostra mente fosse così facile come cambiare un fusibile ne saremmo tutti estremamente felici, purtroppo questi “sistemi salvavita” sono diversi e funzionano con modalità diverse.

Giusto per conoscerli da vicino ecco un breve elenco. Uno di essi è la Proiezione, ovvero l’addossare a terzi responsabilità che invece sono solo nostre. Il secondo meccanismo è la Repressione.  In questo caso si tratta di rifiutare o reprimere o nascondere ciò che ci ha ferito . La Negazione è infine il sistema più comune di affrontare i problemi. Ciò che neghiamo non ci può ferire. Questo meccanismo è molto utilizzato nelle relazioni altamente negative o tossiche. Questo sistema di protezione è anche molto utilizzato nella frenetica vita moderna che ci pone in continuazione di fronte a tensioni e comparazioni indesiderate.

Non aggiungiamo altro. Il web è pieno di spiegazioni in merito. Ognuno troverà i mezzi per approfondire nel caso sia interessato ad apprendere a pieno il funzionamento di questi meccanismi.  In chiusura vogliamo solo aggiungere che le tensioni interne provocate da queste “app” sono altamente dispendiose per la nostra mente e per il nostro corpo. Questo dispendio di energie è sempre fonte di malattie come la depressione o problemi fisici. Siate consci che ciò avviene solamente per autoinduzione. L’ideoplasia di cui più volte abbiamo discusso funziona in tutte le direzioni. Se siete in grado di plasmare la vostra mente in maniera negativa, ciò significa che sarete sicuramente capaci di plasmarla in maniera altrettanto positiva.  Personalmente penso sia quindi meglio affrontare i nostri problemi e investigare l’IO profondo con la tecnica del Training Autogeno Superiore. Al massimo scopriremo che non ci piacciamo così come siamo, ma accetteremo la verità insita in ciascuno noi e saremo in pace con noi stessi e con gli altri.

Che la forza del fusibile sia con voi.

 
Sei donne e un mistero Parte seconda- Sogno del 30/10/2022
Tempo di lettura : 3 minuti

Riprendiamo con il Sei donne e un mistero parte seconda. Nell’ultima parte del racconto emerge il mistero. Una scrittrice di libri relativi alla vita delle persone appare sulla scena. Ha in mano un libro con il mio nome in copertina e legge il mio futuro. Le immagini di questo articolo sono state automaticamente generate con testi descrittivi del racconto originale tramine OpenAI.

La scena interna si anima. Fino ad ora le sei donne sono sempre state in silenzio ma adesso le vedo chiacchierare animatamente fra di loro. Bevono tè e assaggiano biscottini allo zenzero. A me lo zenzero non piace ma fa tanto Natale per cui nel sogno credo ci stia benissimo e ho anche l’impressione di sentirne il profumo. Non capisco perché penso al Natale sapendo benissimo che il sogno è ambientato nel periodo che suppongo essere quello di Halloween. Sembra la scena di un libro di Miss Marple la celebre investigatrice di Agata Christie. Se nel sogno c’è lei di sicuro c’è di mezzo un mistero. Questa parte del sogno è piuttosto confusa ma avverto che c’è un problema legato al tempo che nelle nostre vite è riservato ad amare le persone.

Le donne continuano a discutere e il dibattito si fa sempre più concitato. Parlano del loro futuro come famiglia. Io non capisco bene il senso della conversazione e i ricordi di questa fase sono confusi. Improvvisamente alcune persone si rivolgono direttamente a me dicendo di smettere di galleggiare a mezz’aria e di venire ad aiutarle perché c’è una decisione da prendere.  Mi sento agitato e il sogno assume contorni più indefiniti e confusi.

Mi chiedo come quei personaggi possano essere consapevoli della mia presenza.  Mi avvicino alle figure della scena e chiedo come posso aiutare. Mi spiegano che la discussione verte sul fatto che fra poco ognuna prenderà la propria strada. La donna più anziana dice che è una scrittirice delle vite degli altri. Lei ha il compito di scrivere le vite delle persone su un libro. Non è chiaro cosa sia il libro o cosa vi sia scritto ma la scrittrice applica la sua fantasia al racconto letterario del mistero e ciò che scrive prima o poi si avvera realmente nella vita delle persone.

La scrittrice dice che le loro strade presto divergeranno e l’unità della loro famiglia non esisterà più. Nulla sarà più come prima. Apre un libro con il mio nome e legge con attenzione il contenuto. Quel libro non l’ha scritto lei ma un suo collega. Legge per un po’ e trova alcuni passaggi interessanti. Dice che non trova niente di particolare sulla mia vita ma la sensazione di separazione che il loro gruppo sta per provare sarà uguale anche per me.

il libro della vita

Conosco bene l’argomento e nel sogno penso ciò che penso nella vita reale. Solo apparentemente le situazioni non mutano e non si evolvono. In realtà la nostra vita cambia minuto dopo minuto anche se sembra sempre uguale. Poi, un giorno ti svegli e ti accorgi che la tua vita è cambiata dalla notte al giorno e che tu non puoi più farci nulla. Quindi il lasso di tempo per la felicità e amare i nostri cari è breve per cui conviene sfruttarlo e stare allegri. In ciò non c’è mistero, è il semplice divenire e cambiamento delle cose insito nella vita di tutti noi.

Dopo questi ragionamenti ricordo di avere avvertito una sensazione di irrigidimento e incapacità di reagire agli eventi. Sono smarrito, non ho più voce e avverto palpitazioni. La scena circostante svanisce e le donne si dissolvono volatilizzandosi nell’aria. Il silenzio dentro la casa è assordante.

A questo punto mi sveglio. Il sogno termina senza ulteriori colpi di scena ma lasciandomi con una domanda alla quale dare una risposta. Può la nostra mente mettere in atto meccanismi inconsci di autodifesa utili a correggere argomenti altrimenti considerati “pericolosi” per ciascuno di noi ?.

A questo punto mi sveglio. Il sogno termina senza ulteriori colpi di scena ma lasciandomi con una domanda alla quale dare una risposta. Può la nostra mente mettere in atto meccanismi inconsci di autodifesa utili a correggere argomenti altrimenti considerati “pericolosi” per ciascuno di noi ?.

 
Sei donne e un mistero Parte prima- Sogno del 30/10/2022
Tempo di lettura : 3 minuti

Il risveglio come meccanismo di autodifesa. L’interruzione o la disconnessione onirica, il dualismo fra quiete e tempesta, il sogno “Sei donne e un mistero” contiene tutti questi elementi. La nostra mente ci salvaguarda automaticamente da stress eccessivi sia che essi siano subiti a livello conscio che inconscio. Sigmund Freud già cento anni fa teorizzava il sogno come meccanismo funzionale di censura e riordino delle pulsioni. Nello stato onirico tutto ciò assume una funzione di pulizia profonda e riordino delle sensazioni dominate dal nostro io profondo. Indagate voi stessi attraverso il Training Autogeno opportunamente guidato da un professionista e potrete osservare le vostre emozioni in maniera non emozionale. Ne riparleremo più avanti magari, nell’ambito di un protocollo reale di TA . Per adesso vi auguriamo buona lettura.

Leggi tutto: Sei donne e un mistero Parte prima- Sogno del 30/10/2022

Sei donne si trovano in una vecchia casa di montagna e stanno guardando fuori dalla finestra. L’ambiente interno è molto buio e nella casa si respira umidità e storia. “Storia” è la parola giusta per descrivere la sensazione che vivo nel sogno. Penso alle persone che hanno abitato questa casa e alle storie che hanno vissuto in quei luoghi. La questione mi incuriosisce.  Dal punto di vista onirico l’atmosfera iniziale non è angosciante ma anzi piuttosto accogliente. Nel sogno ricordo di avere avvertito il calore del camino riflettersi sulla mia schiena.  Il tutto è piuttosto convincente e il contesto della vecchia baita è rilassante. In sottofondo si sentono gli scoppiettii della legna secca che arde dentro il vecchio focolare. 

Dopo il risveglio ricordo di avere pensato ai tanti fuochi accesi nel camino. Il paesaggio esterno è immerso nella neve fitta dell’alta montagna e fa senz’altro molto freddo. Io ho l’impressione di galleggiare nell’aria alle spalle delle donne che popolano la scena. Le osservo incuriosito e mi chiedo cosa stiano facendo. La situazione va avanti così per un po’. Ad un tratto la scena esterna cambia. L’ambiente interno è sempre uguale e i personaggi che guardano fuori non si scompongono. Il fuoco del camino continua ad ardere illuminando la stanza che però rimane sempre molto buia.  Ho come l’impressione che la donna più anziana stia aspettando qualcuno o qualcosa. In questo momento la scena esterna mostra un parcheggio sotterraneo delimitato dalla classica segnaletica orizzontale. Il tetto del parcheggio è fatto da roccia viva e tutto attorno ci sono alberi molto antichi aggrovigliati su loro stessi. Nel sogno penso che è veramente strano che una finestra di una vecchia baita di montagna si affacci su un parcheggio sotterraneo. Il tutto mi ricorda da vicino un presepe con i suoi colori forzati e le immaginifiche figure di tanti personaggi. 

sei donne e un mistero, la baita

Dalla casa guardo fuori dalla finestra e vedo mia figlia seduta sul ciglio della strada che conduce al parcheggio mentre armeggia con una chiave a cricchetto e diversi adattatori. Cosa starà facendo ?. Mi avvicino e le chiedo cosa sta combinando. Lei è molto impegnata e risponde che sta smontando il faro antinebbia della mia macchina. Ho già sostituito la lampadina ma c’è un pezzo di gomma che tiene fermo il faro che non ne vuole sapere di andare a posto. Guardo ciò fa e noto che a forza di montare e smontare il faro la vite della staffa ha sforzato la parte in plastica e il faro non si riavvita più. La guardo con affetto e capisco che anche in sogno è sicuramente lei. E’ uno strano misto di donna fra l’intellettual-meccanico e la frivolezza-ragionamento. Il suo DNA mi insegue anche di notte.

Non potrebbe essere che mia figlia.  Distolgo lo sguardo da quella scena e vedo che i muri di roccia del parcheggio sembrano dipinti in maniera artificiosa. Su un palo della segnaletica noto delle indicazioni stradali con nomi di località fra di loro anche molto lontane . Vedo Berlino, Colonia, Pirmassens, Varsavia e Shanghai . Sono tutti luoghi dove tutt’ora ho amici o dove ho veramente vissuto per molti anni. All’esterno della casa appaiono ora alcuni fantasmi svolazzanti. Rimango stupito e penso a cosa ne sia stato del parcheggio della scena precedente.  Fuori fa molto freddo e in lontananza dei contadini avanzano a fatica nella neve molto alta . La scena interna si anima. Fino ad ora le sei donne sono sempre state in silenzio ma adesso le vedo chiacchierare animatamente fra di loro……..

A presto per la seconda parte di “Sei donne e un mistero”

 
Il sondaggio del mese. Un sogno a luci rosse è per tutti
Tempo di lettura : < 1 minuto

Cari lettori di occhialinelbuio.com, eccoci nuovamente a voi per annunciare lo strabiliante risultato del quarto sondaggio “quasi a luci rosse” apparso sul nostro sito.

Visto l’inaspettato successo non potevamo che farne oggetto di un post di anticipazione. Il tema di questo periodo è : “Quale sogno è più frequente nelle tue notti oniriche ?”. Le risposte a disposizione dei nostri lettori sono le seguenti : 1) Sogno con mostri 2) Un sogno erotico 3) Un sogno di avventure.

Ebbene sì !. Al momento, seppure con un campione poco rappresentativo di votanti, con ben 17 votazioni contro 4 è in testa al sondaggio la risposta “Un sogno erotico”. Siete stupiti ? Non vogliamo saperlo perché rispettiamo la vostra privacy ma questo ci permette di commentare un interessante aspetto del mondo dei sogni.

Negli anni 80-90 l’aspetto neurologico del fare sogni a sfondo erotico è stato accuratamente investigato. Questo tipo di sogni non necessariamente significherà forzosamente “desiderio di fare sesso”, né tantomeno sognare di farlo “strano” o con una con quella specifica persona.

Senza nulla togliere all’argomento specifico vi promettiamo la prossima pubblicazione in forma rigorosamente anonima di un sogno “pruriginoso”.

Ricordate infine che l’onirico è spesso ampiamente irrazionale. Ancora più frequentemente lo è il sognare nella fase REM. Sognare incredibili quanto desiderate “avventure erotiche” è spesso la trasmutazione di un desiderio di cambiamento a titolo di una metafora sempre più presente nella vita di tutti noi. Intendiamo con ciò il desiderio di affrancamento o distacco da qualcosa di opprimente.

A presto per un sogno a luci Rosse, lo promettiamo!.

 
Quando le macchine potranno sognare – Lettere dall’anno 2912 Parte seconda
Tempo di lettura : 4 minuti

Carò papà io ti scrivo. Lettere dall’anno 2912

Katrina aveva dato la sua approvazione. Non che Nicolas ne avesse realmente bisogno, ma a lei piaceva far sapere al marito che condivideva le sue scelte. Lui non se ne dispiaceva. Sapeva che sua moglie aveva una naturale inclinazione a occuparsi di questioni altrui, ma non gli dava fastidio sapere che lei approvava ciò che decideva. Era da molto tempo che Nicolas pensava a quel viaggio. Lo aveva pianificato per anni, curando ogni dettaglio con precisione. Persino le cliniche di sostituzione lungo il tragitto erano state inserite con meticolosità nella sua olo-mappa. Naturalmente, aveva preparato una buona scorta di materiali di ricambio, come si conviene quando ci si allontana da casa per un periodo prolungato.

Nicolas era un tipo particolare. Non brutto, intendiamoci, ma con una solidità che ispirava più affidabilità che bellezza. Nei giorni di sole, la sua testa rifletteva bagliori metallici che lo facevano sorridere, pensando che, con dei capelli, tutto ciò non sarebbe accaduto. Subito dopo, però, si ricordava che i capelli non avevano alcuna funzione pratica e, da uomo logico qual era, concludeva che non fossero necessari. E di logica Nicolas se ne intendeva. Era anche un tipo allegro. Per trecento anni aveva lavorato come contabile nelle miniere di lutezio su Titan 5, prima di essere messo a riposo per raggiunti limiti di età.

Il lavoro non era mai stato un divertimento, ma Nicolas non si era mai lamentato di dover prendere ogni mattina la navetta polare che faceva da collegamento tra la Terra e Titan 5. Salutava Katrina ogni giorno prima di uscire e la salutava nuovamente al suo rientro, con la stessa modalità di sempre. La sua vita non era certo un turbinio di emozioni, ma a lui andava bene così. Ora, però, il suo momento era arrivato. Nicolas rifletté su quella situazione. Come la chiamavano sulla Terra? Ah, sì: pensione. Un termine che lo faceva sorridere. “Pensione,” mormorò tra sé e sé.

Soppesò la parola, cercando di attribuirle un senso pratico. Non trovò alcun significato. Aveva semplicemente raggiunto la fine del periodo lavorativo previsto. Per quelli come lui, il sistema era automatico: dopo un certo numero di anni, il lavoro terminava. Non era obbligatorio smettere di lavorare, in teoria. Avrebbe potuto continuare per altri cinquanta, cento o persino duecento anni. La salute non era un problema: bastava recarsi in una clinica di sostituzione, dove ogni componente non funzionante veniva rilevato e sostituito. Era un processo rapido, indolore e gratuito, grazie all’abolizione del denaro nel 2212.

Il sistema aveva completamente eliminato corruzione e criminalità in due secoli di applicazione. Non che questo avesse rilevanza per Nicolas. Lui non era capace di ostilità o violenza; il concetto stesso di male gli era estraneo. Anche se lo avesse posseduto, non avrebbe saputo cosa farsene. Guardava fuori dalla finestra della sua abitazione a New New York, una casa modesta situata a est, vicino a Trailor Park. L’Atlantico si estendeva davanti ai suoi occhi, vasto e maestoso. Anche se il traffico congestionato delle stazioni di smaterializzazione permetteva di raggiungere l’Europa in meno di un secondo, Nicolas preferiva immaginare quel viaggio come una grande avventura. Era il suo viaggio, personale e unico. Nessuno lo avrebbe fermato.

Il viaggio aveva uno scopo preciso: scrivere una lettera. Non una lettera qualsiasi, ma una destinata a quello che lui considerava suo padre, nonostante fosse morto da tempo. “A un padre si scrive,” pensò Nicolas, “e io lo ringrazierò per tutto ciò che ha fatto per me.” Aveva vagliato diverse opzioni per il luogo simbolico in cui scrivere la lettera. Prima aveva pensato all’Everest, ma il freddo e l’umidità lo avevano fatto desistere. Capo Nord era un’altra possibilità, ma mancava di quel significato personale che lui cercava. Alla fine, optò per Capo Finisterre, in Spagna, un luogo che aveva sempre associato alla “fine del mondo” e che, quindi, gli sembrava perfetto per il suo intento.

Salutò Katrina come faceva da trecento anni, stringendola con affetto. Lei, però, non mancò di lamentarsi del fatto che si assentava nuovamente da casa. Katrina era una donna pratica, fatta per i lavori domestici, con un corpo robusto e proporzionato. Non era una gran bellezza, ma con Nicolas formava una coppia perfetta. Come dire, si completavano.

Nicolas si avviò verso la sottostazione di smaterializzazione più vicina, a soli cento metri da casa. Attese il suo turno con pazienza. Quando fu chiamato, l’impiegato automatico gli chiese la destinazione. “Capo Finisterre, in Spagna,” rispose Nicolas. “Sì, sì, so benissimo dov’è,” ribatté l’impiegato con tono sbrigativo. “Ma dove esattamente vuole essere depositato?”

Nicolas si trovò impreparato. Non aveva mai pensato al punto preciso. Dopo un momento di riflessione, ricordò un luogo tranquillo dietro il faro. “Dietro il faro,” disse. L’impiegato gli chiese di disattivare gli equipaggiamenti elettronici, che sarebbero stati riattivati al suo arrivo. Con un leggero rumore di armoniche, la sottostazione si attivò e Nicolas sparì in un vortice di luce scintillante.

L’Atlantico quel giorno era straordinario. Gabbiani e nuvole si muovevano in armonia, rendendo l’atmosfera magica. Nicolas si sedette, estraendo il suo digipad. Era giunto il momento. Dopo aver scritto alcune righe, alzò lo sguardo verso il cielo. La luce del sole rifletteva sulle celle elettroniche dei suoi occhi e sulla sua testa di metallo. Sul digipad, le prime righe della lettera brillavano: “Da Nicolas, modello AX2000, numero di matricola AH0057THX, ad Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale. Caro padre, a mille anni dalla tua nascita, io ti scrivo…”

 
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