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MaxViator: un autore perennemente in bilico fra la razionalità e l'onirico

Uno Stargate tra Hawaii e Padova – Sogno del 12.06.24

Tempo di lettura : 4 minuti

Il sogno Uno Stargate tra le Hawaii e Padova inizia con un sentimento inconfondibile, simile a quello di aver vinto una delle lotterie più ambite. Immagina la gioia e l’entusiasmo di scoprire che il primo premio consiste in un viaggio completamente spesato per tre persone verso le meravigliose e lontane isole Hawaii. Questo sogno, una volta di più, si intreccia indissolubilmente con la mia vita professionale, i miei frequenti viaggi in aereo e la mia passione per l’arte. Non riesco a comprendere il motivo esatto, ma spesso, quando mi trovo ad affrontare situazioni di forte tensione e stress, mi capita di fare sogni così vividi e sorprendenti, che sembrano quasi reali. Questo è un sogno a colori.

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Dopo avere fatto le valigie partiamo di notte verso l’aeroporto utilizzando la mia macchina. Durante il sogno ho un flashback di un ricordo reale. Sono sulle scale di un aeroporto moderno. Forse è il Charles de Gaulle a Parigi. Ci sono stato spesso per lavoro e in vacanza.

Dopo aver fatto le valigie, partiamo di notte verso l’aeroporto con la mia macchina. Durante il sogno, ho un flashback di un ricordo reale. Sono sulle scale di un aeroporto moderno. Forse è il Charles de Gaulle a Parigi. Ci sono stato spesso per lavoro e vacanza.

Nel sogno vedo un lungo corridoio che porta al piano superiore, dove ci sono i gate delle partenze. Sono in cima alle scale di marmo e guardo verso il piano terra. Vedo mia figlia e mia moglie in lontananza, discutono con un poliziotto per via dei passaporti. Sento un senso di pericolo. Improvvisamente, le trovo accanto a me al primo piano. Andiamo verso il gate di imbarco.

Il panorama cambia e ci ritroviamo tutti all’aeroporto di destinazione dopo un lungo volo. È ancora notte e l’organizzatore del viaggio ci accoglie, facendoci salire su un trenino simile a una serie di golf car. Passiamo accanto a grandi aerei pronti al decollo. Nel sogno, mi chiedo se tutto sia sicuro. Continuiamo con il trenino. La conduttrice parla di argomenti che non capisco e guida con noncuranza, con un braccio fuori dal finestrino. È strano, perché so che quel tipo di veicolo non ha finestrino.

L’aria è afosa e l’umidità è alta. Siamo tutti sudati e desiderosi di farci un bagno e cambiarci. Il trenino va velocissimo come su un’autostrada. Arriviamo in albergo e il sogno diventa confuso. Decidiamo di trovarci l’indomani mattina per una gita. La nostra accompagnatrice, piuttosto stizzita, dice che tutta la vacanza è già programmata. L’indomani mattina saremo a Padova per visitare la laguna con il vulcano…

Il panorama cambia e ci ritroviamo tutti all’aeroporto di destinazione dopo un lungo volo. È sempre notte e veniamo accolti dall’organizzatore del viaggio, che ci fa salire su un trenino simile a una golf car. Passiamo accanto a grandi aerei di linea pronti al decollo. Nel sogno, mi domando se tutto ciò sia conforme alle norme di sicurezza. Continuiamo il percorso con il trenino di veicoli. La conduttrice parla di argomenti che non comprendo e guida con noncuranza, con un braccio fuori dal finestrino. È curioso, perché so bene che quel tipo di veicolo non ha il finestrino.

L’aria è afosa e l’umidità è alta, siamo tutti sudati e desiderosi di farci un bagno e cambiarci di abito. Il trenino corre velocissimo a una velocità da autostrada . Arriviamo in albergo e il sogno diventa confuso . Decidiamo di trovarci l’indomani mattina per fare una gita. La nostra accompagnatrice dice piuttosto stizzita che tutta la vacanza è già decisa. L’indomani mattina saremo tutti a Padova per visitare la laguna con il vulcano… 

Arriva la mattina seguente e sempre con lo stesso trenino ci dirigiamo verso Padova. Costeggiamo le classiche lagune incantate delle Hawaii e ammiriamo un mare fantastico con acque cristalline e azzurrissime.  La strada corre dentro una galleria sotto una montagna. La galleria ha grossi buchi su una delle pareti. Da questi buchi si intravedono scorci di paesaggi favolosi. Arriviamo al termine della galleria e la nostra accompagnatrice ci deposita a fianco alla biglietteria del museo. Mi domando se siamo veramente a Padova.

In lontananza vediamo l’oceano e questo ci lascia stupiti. Comunque sia questo viaggio è molto bello. L’addetto della biglietteria ci rilascia i biglietti che per noi sono gratuiti. L’uomo richiede solo il pagamento di pochi centesimi in valuta locale che però ovviamente non abbiamo. Si discute di come pagare i pochissimi centesimi di costo. Arriviamo alla conclusione che pagheremo con conchiglie trovate sulla spiaggia. Tutti sono contenti e in un istante ci vengono consegnati i biglietti.

Ci dirigiamo verso la macchina per prelevare i nostri zaini. Improvvisamente mi accorgo che è la mia vera macchina, cioè la macchina che realmente possiedo. Non capisco come sia potuta arrivare in quel luogo. Siamo tutti tre stupefatti e dopo un po’ di discussioni decidiamo di lasciare l’auto parcheggiata sotto un pergolato. Si parte a piedi per la visita alla cappella degli Scrovegni che, per chi non lo sapesse, è a Padova. Visiteremo i bellissimi affreschi di Giotto che sono famosi in tutto il mondo. 

La cappella è a pochi passi dalla biglietteria e il mare delle Hawaii è fantastico.  Ci spiegano che questa è la vera cappella degli Scrovegni che è stata acquistata in Italia , smontate e rimontata alle Hawaii. Chi l’ha venduta è un discendente del noto usuraio padovano che nel 1300 aveva acquistato da un mercante l’area sulla quale sarebbe poi stata costruita la famosa cappella. 

Ammiriamo gli affreschi e poi usciamo dalla cappella. Attraversiamo la soglia e veniamo avvolti da una luce intensa e scintillante. Le stelle sfrecciano accanto a noi alla velocità della luce, creando scie luminose. Ci troviamo in uno Stargate cosmico che collega luoghi remoti, esistenti anche in nostra assenza. La memoria dei luoghi ci appartiene anche quando non siamo lì, e ricorda il potere di una porta stellare. Noi esistiamo simultaneamente in tutti i luoghi a noi cari.

In un istante la luce si spegne e ci ritroviamo nel parchetto cittadino che è antistante la cappella. Il viaggio è stato bello e siamo felici di essere tornati quasi a casa in poco tempo anziché con un lungo e faticoso volo in aereo dalle Hawaii.

Riprendiamo la mia macchina e ci avviamo verso casa che dista meno di mezz’ora da Padova. Il sogno finisce quando mi sveglio con una sete intensa e non riesco più a riaddormentarmi.

Sex Dreams Sogni erotici di un matematico sognatore – sogno del 13.06.23

Tempo di lettura : 4 minuti

Pubblichiamo il sogno “Sex Dreams Sogni erotici di un matematico sognatore” come esempio del fatto che non sempre il contenuto onirico erotico corrisponde a un desiderio reale. I sogni erotici fanno parte della nostra vita e sono necessari per un equilibrio psicologico. Tuttavia, non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che questi rispecchino sempre desideri reali. In ogni caso, tali desideri esprimono una necessità e un messaggio nascosto proveniente dal nostro io profondo. In particolare, questo sogno inizia in maniera innocente e si conclude ancora più innocuamente.

Nella narrazione onirica di perverso è presente solo il titolo. Piuttosto, nell’analisi successiva, condotta con la tecnica del training autogeno, è emersa una certa aspirazione alla liberazione. Eppure, nonostante l’esecuzione di altri protocolli di TA effettuati a più riprese in tempi successivi, non sono mai riuscito a decifrare a cosa si riferisse tale desiderio.

Proseguendo con temi più leggeri, desideriamo condividere con voi che, secondo un recente sondaggio pubblicato sul nostro portale, molti dei nostri lettori rivelano di vivere frequentemente esperienze oniriche di natura altamente erotica o sessuale. Vi stuzzica la curiosità? Nella nostra insolita graduatoria, al quinto posto si colloca il sogno di avere rapporti sessuali con una persona dello stesso sesso, seguito al quarto dal sogno di un incontro intimo con il proprio capo, al terzo posto l’avventura di un’esperienza sessuale in luoghi pubblici al terzo. Incredibilmente ma non troppo, la medaglia d’argento va a fantasie di BDSM e varie altre pratiche estreme. A dominare la classifica, al primo posto, troviamo il perpetuo sogno del sesso di gruppo. Ci fermiamo qui, lasciando ad ognuno le proprie intime riflessioni. Vi auguriamo una piacevole lettura.

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Mi trovo in macchina con la mia compagna. Sono sicuro che sia mia moglie ma nel sogno non ne vedo il volto. La mia compagna sa che sono proprietario di un club privé molto noto e frequentato nella zona. Entrambi abbiamo voglia di divertirci liberamente. Non c’è alcun imbarazzo fra di noi, come sicuramente avviene anche nella vita reale. Viviamo tutto in modo naturale e molto libero. Nel sogno so che è sabato e lei è appena rientrata in città per il weekend.

La mia professione in sogno è molto vicina a quella della vita reale. Sono un professore di matematica e forse proprio per questo motivo avverto un forte senso di oppressione. È caldo e la primavera invita a vivere le proprie voglie all’aria aperta. Decidiamo di andare al privé e quindi prendiamo la mia macchina. Prima di dirigerci al privé, che si trova in campagna, devo passare in città a tagliarmi i capelli. Mi fermo dai miei barbieri storici, dove vado da quarant’anni. È strano perché so che il locale ha chiuso dato che i miei amici sono andati in pensione. Era un luogo dove mi sentivo a mio agio. Sapevano tutto di me e si poteva parlare con massima franchezza. Comunque, non arrivo mai dal barbiere e con la mia compagna decidiamo di dirigerci verso il privé che è situato in una zona molto riservata a dieci minuti dalla città.

Prima di entrare nel parcheggio, le faccio fare un giro in macchina attorno alla proprietà. Passiamo sul retro della struttura. È come nella realtà, ma appare leggermente modificata. Il luogo, invece della campagna, sembra una periferia di una città qualsiasi ma con molti alberi. Passiamo lentamente. Vediamo molte coppie e singoli che amoreggiano libertinamente sul prato che circonda la struttura. Nel sogno penso che è un bel modo di vivere liberamente le proprie pulsioni. Entriamo e io saluto i miei amici di sempre. Alcuni sono coinvolti in attività sessuali di gruppo, altri sono con il proprio partner in zone appartate. Noi ci spogliamo completamente senza pudori e ci tuffiamo nella piscina all’aperto. Trovo che abbia un bel fisico. Anche lei è contenta e nuotiamo per un po’, poi ci dirigiamo verso uno degli idromassaggi. Nel mio sogno, come nella vita reale, non c’è imbarazzo. Vivere il proprio corpo in modo disinvolto e naturale è parte della nostra vita.

Abbraccio la mia compagna e sembra che anche a lei faccia piacere. Improvvisamente il sogno cambia e ci troviamo sempre nella struttura, ma questa volta sembra un ministero. Eppure nel sogno so che siamo sempre nel privé. Ci troviamo a un piano superiore per un motivo non chiaro. Decidiamo di scendere e, mentre lo facciamo, incontriamo coppie che si rincorrono e giocano felici. Non tutti fanno l’amore, ma tutti sono molto felici. Arriviamo al piano terra e vediamo due porte vetrate. Prendo una, sempre seguito dalla mia amica, ma è chiusa. Prendiamo l’altra e ci ritroviamo nel giardino del privé, davanti a tutte le piscine e idromassaggi. È pieno di gente e la felicità scorre a fiumi. È evidente che è un luogo dove le persone vivono serenamente. Il sogno diventa confuso. Con la mia amica ci mettiamo sotto un gazebo, al riparo dal sole. Tutto è meraviglioso e la temperatura è dolcissima. È un giorno stupendo di inizio estate o tarda primavera.

Un amico che esiste nella vita reale si avvicina. Ci propone di unirci ai nostri amici per un dissoluto gioco di gruppo nell’idromassaggio più appartato. Accettiamo subito con spontaneità. Sembra che il sogno termini mentre prendo per mano il mio partner e ci dirigiamo verso il luogo dell’incontro di gruppo. Il sole cala dietro gli alberi e l’aria è fresca e dolcissima. Mi vedo da dietro in campo lungo, come in un film, mentre camminiamo a piedi nudi sull’erba fresca.

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Le linguine all’astice di “Quando le macchine potranno sognare”

Tempo di lettura : 2 minuti

Il rapporto tra cibo e sogni è un argomento che ha attirato l’attenzione di molti scienziati. Secondo alcuni studi, mangiare prima di coricarsi può influenzare il sonno REM, che è il momento del sonno in cui si verificano la maggior parte dei sogni. Tuttavia, la causa esatta dei sogni durante il sonno REM è ancora sconosciuta. Alcune sostanze come l’alcol e la nicotina possono provocare un sonno più leggero e impedire il sonno REM, che diminuisce il sogno.

Secondo altri studi, gli alimenti nei sogni sono prevalentemente associati a stati d’animo positivi come allegria, desiderio e passione, e solo il 4% dei rispondenti associa al cibo a stati d’animo connotati negativamente come paura e noia. Noi come sognatori siamo disposti a credere agli scienziati, tuttavia a un buon piatto di linguine all’astice non possiamo dire di no. A qualunque sogno esse ci possano condurre.

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Pubblichiamo la ricetta delle linguine all’astice perché nel racconto “quando le macchine potranno sognare“, questo piatto ha fatto la sua comparsa nell’articolo dedicato all’antefatto. Nulla di particolare o irripetibile s’intende, ma il solo fatto che questa ricetta ci sia stata suggerita da una nostra cara amica di Napoli lo rende straordinario di per sé. La tecnica non è complicata, si tratta solamente di rispettare alcuni passaggi base e scegliere materie prime di buona qualità.

Ingredienti :

Linguine o spaghetti a vostro gradimento. Se possibile pasta artigianale di Gragnano

Un astice fresco vivo ogni due commensali circa 500 – 550 gr

Prezzemolo un mazzetto

Pomodorini pachino rossi abbondanti , belli e maturi una mezza vaschetta a piacere

Passata di pomodoro una confezione media (regolarsi a piacere)

Ricetta :

prendere l’astice e immergerlo in acqua già a bollore . Contare 6-7 minuti ogni 500 gr di astice. In ogni casa l’astice è cotto quando il carapace diventa rosso

Estrarre l’astice dall’acqua di cottura e farlo raffreddare. Tenerlo da parte

In una padella mettere i pomodorini pachino tagliati a metà e la polpa di pomodoro. Aggiungere olio evo sale e pepe e fare ridurre un poco. Io metto anche abbondante prezzemolo.

Cuocere le linguine in acqua bollente salata e scolare

Disporre le linguine sul piatto da portata con una generosissima dose di sugo al pomodoro e adagiarvi sopra metà astice.

Che dire ? Un piatto veramente strepitoso seppure di una semplicità commovente. Una preparazione simil – spirituale da gustare con qualcuno di speciale, anche a lume di candela.

Un ponte di Natale fra passato e presente – Sogno del 20 dicembre 2008

Tempo di lettura : 4 minuti

Un ponte di natale fra passato e presente è un sogno denso di simboli a mio giudizio altamente emozionali. Eppure durante i miei training autogeni non ho mai visualizzato nulla di particolare. Segno forse che non sempre ciò che noi consideriamo emozionale per il nostro Io profondo lo è altrettanto.

Mi ritrovo disteso sotto l’albero natalizio, assorto in riflessioni sulla mia statura: non sono certo se sono piccolo o meno, ma di certo non mi sento grande. Questa incertezza mi sorprende, dato che di solito nei sogni ho una percezione chiara della mia età. Ad ogni modo, eccomi nella casa d’infanzia, adagiato accanto a mio fratello sotto l’albero di Natale. È la magica notte della vigilia, che sembra fondersi con i giorni che la anticipano. Avvolti nell’oscurità del soggiorno, riviviamo un rituale della nostra infanzia: osserviamo l’albero dall’angolazione bassa, ammirando le luci scintillanti che lo adornano.

Nel sogno riflettevo su come, diventato adulto, le luci dell’albero di Natale avessero perso quel bagliore incantevole e puro di un tempo. Gianni Rodari sosteneva che l’incanto dell’infanzia dura poco. Io sono convinto che, da piccoli, anche le luci scintillano con maggiore intensità. Sarà forse una questione di luminosità delle lampadine? Ma nel mio sogno appare mia figlia, emergendo dal corridoio della vecchia casa in cui crescevo con i miei genitori. Mi chiedo cosa ci faccia mia figlia in questo inspiegabile contesto onirico. Si accuccia accanto a noi, esigendo una storia come quelle che le narro veramente durante la nostra tradizionale “Favole sotto l’albero” nella notte di Natale. Comincio a narrare, e lei, avida di dettagli, interpella con numerose domande per approfondire il racconto. Dimostra un interesse particolare per gli aspetti tecnici della storia, rivelando una mente analitica come la mia. Evidentemente, il frutto non cade mai lontano dall’albero. Lei è proprio come me: una sognatrice nata, che brandisce un righello millimetrato.

Mio fratello mi guarda mentre discuto con mia figlia. Mi sembra sconvolto. Non capisco perchè. Ad un tratto tutti e tre decidiamo di costruire un ponte sospeso fra le nuvole che arrivi alle porte di un immenso albero di Natale sospeso nell’aria. Mi moglie non è d’accordo e dice che è una pazzia. Ma da dove viene mia moglie ??? Lei dice che il progetto non è fattibile e che sicuramente non riusciremo. Ecco la solita razionale ! Io sento invece che con mia figlia potrei arrivare a piedi dall’altra parte del mondo. Decidiamo di costruire il ponte con del polistirolo avanzato dalla realizzazione dell’ultimo presepe che abbiamo costruito. Questo pezzo di polistirolo è veramente esistente nel garage di casa nostra. 

Si parte. Io farò la parte della direzione lavori, mia figlia il capo cantiere e dirigerà mio fratello nella costruzione del ponte. Ci alziamo da sotto l’albero e iniziamo ad aprire un varco nel muro di casa. Sarà l’accesso al ponte. Rapidamente avanziamo nella costruzione ed in breve terminiamo il tutto. Nel sogno la costruzione del ponte avanza nella notte ed io avverto chiaramente che si tratta della notte di Natale. L’aria è freddissima e nevica debolmente proprio come ci si aspetterebbe la notte di Natale. Vediamo dall’altra parte di casa nostra l’enorme albero di Natale. Nel sogno mi accorgo che non è un albero di Natale ma è una torre di cristallo che ho già visto in un altro sogno.

Io sono allegrissimo, mia figlia pure. Mio fratello è stanco ma ci segue. Decidiamo di prendere uno slittino e di lanciarci come i pazzi lungo il ponte oramai pieno di ghiaccio e neve per arrivare dall’altra parte. Prendo lo slittino da sotto l’albero di casa e mi accorgo che è lo slittino del film di Orson Welles “Quarto potere”. Ha anche la famosa scritta “rosebud” su un lato. Ci imbarchiamo tutti quanti. Io, mia figlia,mia moglie e mio fratello. Mia moglie borbotta come sempre e dice che ci ammazzeremo. Mia figlia sembra elettrizzata e smania come una indemoniata in preda alla più classica incoscienza giovanile. Io mi alzo, ed alzando la spada di legno grido come un pazzo: “volare e non crescere mai !”, prendo le redini dello slittino e con una spinta ci lanciamo verso la torre di cristallo. Il ponte è gigantesco e le strutture di polistirolo che lo reggono sono alte centinaia di metri. Lo slittino trema come un treno impazzito lanciato nella notte (di natale).

Procediamo ad una velocità pazzesca ed il vento e la neve ci sferzano la faccia. Mia moglie è terrorizzata. Nel sogno penso che queste cose non fanno per lei ma sono solo per veri sognatori. Le stelle brillano più che mai e le luci sono brillanti come quando eravamo piccoli. I loro colori sono più vivi e io sento anche il profumo del vero albero di Natale. Stiamo per arrivare e vediamo quello che c’è dall’altra parte. E’ un centro commerciale enorme con moltissima gente che fa le spese dell’ultimo minuto.

Mancano solo poche decine di metri all’arrivo, a un tratto la scena si trasforma. Siamo sempre sullo slittino ma dall’altra parte ci aspetta il salotto della nostra attuale casa con il suo albero pieno di regali e le luci accese. Io metto fuori i piedi ed inizio a frenare puntandoli nella neve fresca.

Arriviamo dritti sotto l’abete e ci fermiamo di colpo ad un centimetro dai regali. Per un attimo nessuno parla. Scendiamo dalla slitta e mia moglie dice che è stata una roba da matti. Mia figlia sembra iniettata di adrenalina e molto soddisfatta. Mio fratello è spettinato e con la faccia indurita dal freddo e protesta perchè è stato lasciato davanti a prendersi tutto il  vento e la neve. Cerca il passamontangna ma non lo trova. Io mi siedo sul divano e penso che è parecchio strano questo sogno. Siamo partiti dal passato per arrivare al presente. Mi assale un pensiero. Facendo in questo modo che sia possibile anche arrivare al futuro ?. Che dite, io ci provo.

Under the Dome e l’uomo di ombra e fumo – Sogno del 6 novembre 2014

Tempo di lettura : 4 minuti

Il sogno Under the Dome e l’uomo di ombra e fumo è sicuramente figlio del libro “La parete” della scrittrice austriaca Marlen Haushofer. La sua storia di vita fu intensa e travagliata. Storia travagliata come del resto molte lo furono nell’Europa quasi in guerra degli anni 30 e 40. Ma non vorrei tediarvi troppo e quindi vi rimando al relativo link di Wikipedia dove potrete troverete molte informazioni sull’autrice. Come antefatto del vorrei però dirvi che il libro è una delicatissimo racconto al femminile di trasparenza psicologica volta a contrastare il maschilismo imperante in quegli anni. Il sogno, opportunamente investigato con la tecnica del training autogeno, si mostrò a me come un chiaro esempio della necessità personale di affrancarsi da qualcosa o da qualcuno. Molti dopo continuo a pensare con curiosità ai protocolli di training autogeno relativi a questo sogno. I titoli, le immagini e i posizionamenti SEO di questo articolo sono stati generati con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale.

Vorrei augurarvi buona lettura nella speranza che qualcuno di voi incuriosito dall’introduzione di questo articolo si procuri il libro e lo legga. Costa pochi euro e sarà una lettura veramente indimenticabile.

Sono in una casa che non riconosco. Con me c’è mia moglie. All’esterno vedo un boschetto e un fiume. Sentiamo chiaramente il rumore dell’acqua che scorre verso valle. Il luogo sembra una comunità montana. Forse è mezza primavera ma la notte è piuttosto fredda. Per una qualche ragione avverto che siamo nella zona del bolognese. Sento rumori provenire dall’esterno, forse qualcuno vuole entrare in casa. Guardando dalle persiane socchiuse vediamo all’esterno l’ombra di uno sconosciuto che sembra illuminata dalla luna.

È un uomo che indossa un soprabito con il bavero rialzato e cammina con passo lento e deciso.  L’ombra si ferma dietro le finestre e la vediamo mentre cerca di guardare dentro . Non siamo preoccupati ma piuttosto curiosi di sapere chi possa essere quello sconosciuto. L’interno della casa è nel silenzio più assoluto. Sentiamo suonare il campanello .  Guardo in faccia mia moglie ma non ne vedo il volto. Mi ritrovo davanti alla porta di ingresso e sono indeciso se aprire la porta o meno. C’è un lampione acceso fuori dall’uscio che emana una luce giallina. Il tutto rende la scena molto inquietante . Apro lentamente la porta e un forte senso di pericolo mi assale . Non sto guardano in volto lo sconosciuto ma per una qualche ragione cerco di proteggermi guardando per terra.

L’uomo è fermo a pochi centimetri da me e io alzo lo sguardo. Lui non dice nulla e non fa nulla , è semplicemente fermo, immobile come se fosse congelato nel tempo . La scena è molto fredda e le pareti della casa sembrano ricoperte da ghiaccio. Io passo attraverso l’uomo come se fosse fatto solo di ombra e fumo. Sono sulla strada che è sul davanti della casa. E’ molto freddo e la notte è buia e profonda. I suoni sono scomparsi e la scena sembra congelata da un leggero strato di ghiaccio. Non mi volto ma so che l’uomo è sempre fermo immobile davanti alla porta d’ingresso. Non sembra vivo. La situazione è avvalorata dal fatto che quando ho attraversato l’uomo fatto di ombra e fumo ho provato un brivido freddo .

La cupola di vetro, la vecchia casa e il lampione acceso. Sullo sfondo il monte Antelao

Adesso sono sulla strada davanti all’abitazione e davanti a me vedo un fungo enorme alto un paio di metri. E’ scuro e senza colore ma non mi sembra minaccioso. Il suo profilo si staglia nella notte del montagna che è illuminata solo dalla luna piena. Non ci sono luci. Solo la luna piena rischiara il tutto. Mentre mi avvicino cautamente al fungo, nella mia mente si fa largo una data. Nel sogno sto pensando intensamente al 17 novembre 2014. Alzo lo sguardo e vedo una stella cadente. Improvvisamente una forza irresistibile mi attrae verso l’alto. Mi sento sbriciolare come se fossi fatto di terra arida. Io stesso mi osservo da terra mentre prendo il volo fino a essere ridotto in polvere e a scomparire del tutto nel cielo che nel frattempo è diventato più luminoso. Mi ritrovo schiacciato contro il vetro di una enorme cupola che racchiude la casa e il luogo da dove provengo.

La cupola abbraccia un intero monte e la cittadina che è nella valle sottostante quindi è una costruzione gigantesca. La mia guancia è premuta contro il vetro o forse verso il campo di forza che raccoglie la scena sottostante. Non posso muovermi e ho la sensazione di essere paralizzato. Osservo l’ambiente esterno alla cupola. Siamo in montagna nei pressi del rifugio Galassi sul monte Antelao. La forza misteriosa che mi divide dal mondo sottostante tenta di proteggermi o almeno io avverto questa sensazione. Un senso di blu mi assale prepotente. Vorrei stringere o abbracciare qualcuno ma non so esattamente chi. Mia moglie che nella prima parte del sogno era con me, è ancora nella casa. So bene che sotto la sommità della gigantesca cupola di vetro non sono solo. Ci sono diverse persone che conosco (conosco in sogno ma non so chi siano nella realtà).

Inizio a scendere verso terra fluttuando lentamente nell’aria. Arrivo a terra nei pressi della casa. Ora è giorno e l’uomo fatto di ombra e fumo è sparito. Il lampione esterno sopra l’uscio di casa è ancora acceso. Mi dirigo verso l’uscita della cupola che è una tipica porta di sicurezza con apertura a spinta. La porta è semplicemente intelaiata nel vetro che costituisce il guscio di vetro. Sopra la porta c’è un cartello del tipo che segnala un pericolo. Lo vedo chiaramente, la scritta recita “mondo esterno”. Senza alcuna esitazione spingo il maniglione antipanico e apro la porta. Dopo un profondo respiro l’aria esterna piacevolmente fredda mi avvolge in maniera frizzante. Richiudo la porta dietro di me. E’ ora di andare in ufficio.

Una donna di Spade – Sogno del 15/06/2014 

Tempo di lettura : 3 minuti

Il sogno una donna di spade inizia a Venezia nei dintorni di palazzo Ducale. Per qualche strana ragione non è come lo conosco nella realtà. Sembra piuttosto assomigliare a una enorme arena per rappresentazioni. E’ pieno di sedie e c’è molta gente in attesa. E’ sera e assieme a me ci sono mia moglie e mia figlia. Ho la strana sensazione che tutta quella gente stia attendendo noi. Infatti in breve si alza mia figlia la quale è in realtà è notoriamente timida e si lancia sul palco per presentarsi.

Lo speaker la annuncia . Lei si esibisce in un qualche genere di rappresentazione raccogliendo da quell’enorme pubblico molti applausi .

il sogno gioca brutti scherzi e un secondo dopo questo quadretto mi ritrovo in una vecchia bottega d’antiquariato veneziano. L’ambiente è proprio come dovrebbe essere. Quadri polverosi, volumi scuriti dal tempo e accatastati senza alcun ordine. L’antiquario è una mia ex collega di lavoro e mi sta mostrando una antica pianta della città Di Venezia. Nel sogno sento che ho un qualche compito ben preciso. Dopo poco tutto mi è chiaro. Devo andare a palazzo Ducale per combattere con la spada (medioevale) contro qualcuno. Manco a dirlo la spada medioevale è proprio l’arma con la quale faccio allenamento nella mia contrada.

Esco dal negozio di antiquariato con mia moglie appresso. Una una persona che non conosco mi si para davanti. Improvvisamente il tizio inizia a menare fendenti di dritto e rovescio. Io mi metto in guardia destra in posizione di parata. Avverto che per qualche motivo non riesco a essere sciolto come lo sono in realtà . Mi difendo con tutte le mosse che conosco ma con scarso risultato. Mia moglie mi osserva e pensa che io sia matto. Ad un certo punto del combattimento smetto di pensare come sempre dice l maestro nella realtà e inizio a tirare fendenti incrociati di dritto e rovescio. Tutto mi viene automatico, ma qualche sbaglio lo faccio sempre come veramente accade in allenamento.

Curiosamente nel sogno ho gli stessi difetti che ho nella vita reale. I miei piedi sono nella posizione errata e capisco che il maestro ha ragione . Se sono storto il colpo partirà storto e fuori linea, oltretutto se non porto correttamente il colpo, il mio compagno rischierò seriamente di fargli male.  Realizzo che il combattimento di spade non è un gioco da bambini . Con qualche chilo di acciaio puoi fare seriamente male a qualcuno anche se è solo una simulazione. Le spade che si usano in allenamento sono solo repliche ma pur sempre delle armi da offesa.

La città è stupenda nella dolce notte della laguna. Le luci si riflettono sull’acqua sembrando tanti alberi di natale illuminati da mille lampadine. Venezia sembra risplendere come solo lei sa fare. Eterne armonie escono dai vicoli e canali avvolgendo me e mia moglie. Il combattimento prosegue senza troppa convinzione su un ponte coperto che in realtà è il collegamento di due palazzi i quali si affacciano su un canale antistante la laguna. So bene che nel sogno sono io a combattere, ma nello stesso tempo mi osservo da lontano.

Sono sulla riva di piazza San Marco e dalla mia posizione posso chiaramente osservare il duello. Il tutto ha un che di irreale e artefatto. Più che uno scontro sembra piuttosto un incrocio di spade fra amici. Ad un tratto la persona con la quale combatto inizia a dirmi che non sono nella posizione corretta  che sto facendo un sacco di errori. Non sono abbastanza veloce, i piedi non sono posizionati correttamente e continuo a incrociare il passo. Io proseguo ancora nel duello ma il mio compagno si ferma e mi chiede cosa mi ha raccomandato a proposito delle distanze di sicurezza . Sembra spazientito e capisco che in realtà non è una persona qualsiasi ma il maestro d’armi che ci allena nella vita reale. Nel sogno penso che mi sta prendendo in giro come sempre. Pur essendo una persona assolutamente  piacevole e divertente e’ in realtà inflessibile (come un vero maestro d’armi).

Improvvisamente lui avanza e tira un fendente rovescio, automaticamente torno in posizione di parata e rispondo con un fendente di dritto. A quel punto lui prende in ostaggio mia moglie e aggrappandosi ad una corda tipo liana si lancia dalla finestra cingendo in vita la mia consorte. Ambedue atterrano sullo spiazzo davanti al palazzo dove si stava svolgendo il combattimento. Io non ci penso due volte e mi lancio dalla finestra nel tentativo di liberare mia moglie. Nel sogno penso finestra.

Ma che razza di sogno è questo ?. Ma non era un allenamento ?. Perché diavolo stiamo facendo tutta questa confusione ?. Comunque arrivo anche io e mi paro davanti ai due. Il maestro dice che era ora di fare qualcosa di buono e che il colpo è stato portato correttamente. Mi fa i complimenti e dice quello che mi ha ripetuto veramente anche ieri sera. L’hai fatto bene una volta, se ripeti la mossa altre 1000 volte alla fine l’avrai imparata. Il quid è quindi ‘pensa di meno e combatti di più, il resto verrà automaticamente senza pensarci troppo’.

Il sogno sta per terminare. Claudia torna volentieri da me abbracciandomi. Io capisco “forse” perché ho combattuto. E’ lei la mia vera donna di spade.