“Ci deve pur essere un giudice a Berlino”, ebbe a dire il povero mugnaio Arnold nella Prussia del XVIII secolo, andando a cercare giustizia per il suo mulino ingiustamente perduto. Questa frase esprime un senso di giustizia che per quanto mi riguarda penso sia innato e profondamente istintivo. Quindi ho sempre pensato che in realtà il mugnaio reclamasse non tanto per il fatto in se ma per la profondità dell’ingiustizia palesemente subita.
Anche il grande Bertold Brecth sperava che in qualche modo e da qualche parte potesse esistere una giustizia vera e “giusta” la quale potesse essere percepita come elemento non formale della vita di tutti i giorni. Era la modalità stessa con la quale egli scriveva i suoi racconti a testimoniare l’ironia formale con la quale Brecht percepiva il senso di giustizia. In gioventù ho letto molto di questo autore e ho sempre pensato che il suo pensiero mi si addicesse molto.
Direi perciò che questo sogno riflette in pieno i pensieri che in quel tempo attraversavano la mia mente. Alcune critiche che a mio avviso avevo ingiustamente subito in ambito lavorativo, in una tranquilla notte di settembre mi mandarono a riferire questo messaggio….
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Parte prima
Il sogno si divide in due parti. Nella prima parte io, mia figlia e una coppia di amici decidiamo di lasciare in pace mia moglie e andiamo a fare un giro presso un noto parco cittadino. Arrivati al parco decido di prendere in braccio mia figlia e di non metterla in carrozzella. Passeggiamo tranquillamente e ci ritroviamo nei pressi di una grande fontana (che esiste realmente). L’età di mia figlia corrisponde a quella vera (17 giorni). Improvvisamente lei inizia a piangere in maniera inconsolabile. Cerco di farla smettere ma non riesco a calmarla. Perdo la pazienza e le dico ad alta voce (ma senza urlare) di calmarsi, e mentalmente prendo nota con affetto che è come sua madre!!!.
A questo punto Giorgia con pronuncia stentata ma con logica perfetta dice che chiaro il motivo per il quale lei stia piangendo dato che ha solo 17 giorni di vita. Offesa si gira dall’altra parte e nessuno riesce più a guardarla in faccia. Borbotta qualcosa ma non si riesce a capirne il senso. Per farle riprenderle il buon umore è necessario baciarla tutti due volte con varie carezze e dirle che è proprio una buona bambina. Io e i miei amici ci guardiamo in faccia e conveniamo che è proprio figlia di Claudia. Giorgia si scioglie e inizia una profonda dissertazione sull’Umano troppo umano” di Nietzsche. No ! Sbagliavo !. Lei è tutta uguale a me ! Nel sogno capisco che mi assomiglia in tutto. Non ha bisogno di retrostima ma solo di autostima. Fare i propri giochi sugli altri non conduce a nulla. La vera battaglia è il confronto con noi stessi.
Parte seconda
La seconda parte del sogno si svolge in montagna, dove il marito di mia zia ha acquistato una casa da ristrutturare in riva ad un torrente. Come al solito lo zio è indaffarato con i consueti vari lavori di costruzione e ristrutturazione. Devo notare come nel sogno mio fratello Enrico sia sempre con me, ma non vedo mai chiaramente il suo volto. Ambedue siamo molto giovani ma con la differenza d’età che esiste realmente. So perfettamente che mia zia è nella casa in ristrutturazione ma nel sogno non riesco ma a vederla direttamente in volto, la sensazione è che ci guardi amorevolmente dall’alto, dalle finestre del secondo piano ma senza mai mostrarsi direttamente a noi. Anche la figura di mio zio Enrico, il quale è sempre indaffarato nei lavori, nel sogno si vede sempre e solo di spalle.
All’improvviso io e mio fratello ci troviamo all’interno di un vecchio e polveroso negozio di mangimi per animali ed altre cianfrusaglie. Sono assalito da flash della vita reale e di quando da bambino abitavo a Porto Corsini con i miei zii. Le estati calde ed assolate, la diversità di quei luoghi da quelli a me famigliari, la lontananza dalla famiglia, tutto mi riporta in sogno a quelle lontane estati dove da ragazzino fui costretto per motivi di salute di mia madre, ad essere diviso dalla mia vita di tutti i giorni e dai miei affetti.
Il sogno mi conduce al pensiero che in realtà io ho sempre solo cercato l’avventura, e che ciò che mi è accaduto nella vita reale non è stato un caso. Vivo la vita come una sfida con me stesso e non come un insieme di accadimenti imponderabili. Ho vissuto avventure grandiose in solitaria e con amici, cose che non avrei mai pensato di fare . Tutto questo però ha avuto confronto con me stesso e mai con gli altri.