Una gentile lettrice ha espresso il desiderio di vedere pubblicato questo sogno. Volentieri l’accontento non senza una punta di melanconia vintage. Federica, hai selezionato uno dei sogni che rileggo con più piacere, forse perché è stato fatto in un momento particolare della mia vita. In netta controtendenza con la mia media onirica, in questo sogno tutto esprime angoscia e preoccupazione ma io che sono un inguaribile ottimista ci vedo solo una occasione di crescita personale positiva…. tutto ciò che non ti ammazza ti fortifica.
Questo sogno risale a un momento nel quale ancora una volta ero lontano da casa per motivi di lavoro. Più precisamente il 15 giugno 2008 ero a Roma presso una delle filiali della mia azienda. Questo sogno è un buon esempio di come il proprio subconscio (o come lo chiamo io) il nostro “Io profondo”, sia in grado di trasmetterci chiari segnali di avvertimento.
Ero ritornato da poco da un lungo soggiorno in Germania a Troisdorf dove l’azienda aveva sede. Ero sovraccarico di tensioni personali e per giunta lavoravo quasi 20 ore filate al giorno. In quel periodo stavo gestendo un grosso progetto in campo economico con più di trenta persone sotto la mia direzione. I problemi erano parecchi e la paura di non farcela era molta. All’improvviso mi ritrovai assalito da mille tensioni che faticavo a tenere sotto controllo. Le proteste delle persone che come me erano strafatte di lavoro, il terrore di forare il budget assegnato e la paura di non arrivare nei tempi previsti fecero il resto. Per non farmi mancare nulla dovetti pure fronteggiare un semi-ammutinamento italo-tedesco con alcuni teutonici che arrivarono a chiamarmi italiano di merda… (ancora ci tengono il muso dopo 70 anni), ma non sarà mica perché con noi hanno perso svariate finali ai mondiali e europei ?? E pensare che odio il calcio.
Improvvisamente, proprio quando stavo per affogare, ecco emergere il mio lato razionale e analitico. Questo “Io”, benché duro e a tratti irriguardoso, mi ha spesso salvato da situazioni lavorative spiacevoli. Improvvisamente mi accorsi che tutti quei problemi erano creati dalla più antica di tutte le paure, quella di dovere affrontare l’ignoto e l’incertezza.
Piano piano iniziai a riprendere con regolarità il mio training autogeno analizzando in maniera non emozionale i risultati ottenuti. Ancora ne conservo memoria in un libricino che gelosamente conservo al riparo da occhi indiscreti. Oggi quando lo rileggo mi viene da ridere, in quel momento quei problemi mi sembravano così giganteschi. Comunque sia come vi dicevo l’osservazione non emozionale del proprio Io può riservare sorprese a volte spiacevoli, ma se si resite il premio può essere grande. In quel frangente imparai a scomporre i problemi per potere affrontare ostacoli che inizialmente possono apparire come insormontabili. Fu un momento di grande crescita personale. Spesso, nel ripensare a quel momento spero che sia stata la stessa cosa anche per le persone con cui ho avuto il piacere di lavorare.
Buona lettura
E’ ancora notte quando mi sveglio assieme a mia moglie. Siamo su un’isola, lo capiamo perché è circondata dal mare. Guardiamo fuori dalla finestra e vediamo che la nostra casa è ricavata da una grotta vicino al mare. La casa sembra la nostra vera abitazione ma io non la riconosco. Mia figlia non è nel suo letto.
A dispetto delle piccole dimensioni dell’isola (poco più di un atollo) essa sembra ospitare una città molto grande. Con mia moglie guardo fuori dalla finestra. Notiamo immediatamente che sembra mancare della gente. L’isola sembra essere stata attraversata da qualcosa di eccezionale che ha portato via o strappato alla loro vita molte persone. Molte persone mancano e l’aria che si respira è come quella del giorno dopo un disastro nucleare. La vita sembra come sospesa. Non si sentono rumori ma solo suoni ovattati e rarefatti. Mia moglie va in bagno ed io resto a meditare su cosa occorra fare in un momento come questo.
Improvvisamente vedo che un lupo selvaggio si aggira nelle caverne che sono vicine alla casa. Urlo a mia moglie di chiudersi in bagno mentre io cercherò di distrarre il lupo ed ucciderlo. Quando l’animale si avvicina inizia a leccarmi le mani con riconoscenza. Non è un lupo ma il nostro cane spanky. Questo è stranissimo perché nel sogno so bene di non avere mai avuto un cane di nome spanky. Ad un tratto perso che per cercare mia figlia avrò bisogno di soldi. Mi reco nel profondo delle caverne alla cassaforte che lasciamo sempre aperta. Tutti sanno che la cassaforte è sempre aperta ma nessuno ha mai rubato nulla. Vedo parecchie mazzette di denaro che ho lasciato intenzionalmente in vista. Se arrivassero eventuali ladri tutto quel denaro svierebbe l’attenzione dalla vera cassaforte che si trova nei pressi. La vera cassaforte comunque non nasconde alcun valore materiale ma solo carte dove ho scritto tutti i miei racconti.
Sento suonare alla porte. Guardo dallo spioncino per vedere chi è. Vedo che si tratta di una giovane donna e di un uomo sempre giovane. Non ci fidiamo ad aprire, mia moglie mi chiede cosa deve fare. Anche io sono indeciso. Alla fine apriamo la porta. I due giovani sono persone normali e dai modi molto civili, anche loro sono in cerca famigliari scomparsi. Ci riferiscono che per la città imperversano bande di malintenzionati in un clima di pazzia generale.
Sono anche loro angosciati e nessuno sa cosa fare. Io li invito a sedersi. Noi ci siamo procurati dei generi alimentari saccheggiando un supermercato sotto casa. Ho forzato la saracinesca cercando di razziare quanti più generi alimentari mi è stato possibile. Alle due persone offriamo della macedonia. Loro gradiscono molto perché sono veramente affamati. Dico loro di approfittarsene. Comunque sono molto preoccupato, cosa faremo quando il cibo sarà finito ? L’uomo non sa più come procurarsi gli alimenti da solo. Siamo abituati a comprarlo nei negozi pensando che sia quello il modo corretto di procacciarselo. Nel sogno penso che è lo stesso cliché di comportamento che al giorno d’oggi che ci costringe a lavorare sugli altri invece che lavorare su noi stessi. Stereotipi ecco cosa vuole oggi la massa, ma io rifuggo da questo e provo a non uniformarmi.
Il tempo è come sospeso e chiaramente è accaduto un fatto gravissimo ma esattamente non sappiamo cosa. Decido di uscire a vedere come è la situazione. Mi inerpico sulle rocce e vedo chiaramente che la nostra casa e tutta la cittadina poggiano su una ripida scogliera dell’isola. Immediatamente avverto che comunque quest’isola pur essendo piccola è grande almeno quanto un paio di nazioni. Rientro in casa molto agitato e chiaramente angosciato per la mancanza di mia figlia.
Decido che bisogna intraprendere un viaggio per cercare di rintracciare la nostra piccola. Bisogna attrezzarsi con corde, generi alimentari, una pistola e delle mappe. Immediatamente iniziamo a girare l’isola, o meglio la città. Mancano tantissime persone come se fossero state portate via in blocco da un a forza soprannaturale. Mia figlia ancora non si trova. Forse quando le persone sono sparite lei era ai corsi pomeridiani organizzati dal suo istituto scolastico. Il mio primo pensiero è di andare a vedere nei locali della scuola cosa è successo ai ragazzi.
Immediatamente io e mia moglie siamo catapultati in un centro commerciale, il contesto è sempre quello della gente che disperatamente cerca i propri cari che sono spariti. All’improvviso vediamo una colonna di bambini che accompagnata dagli insegnanti viene riportata ai genitori. Non riconosco alcun compagno reale di mia figlia, ma so che quella è la sua classe. La cerchiamo ma lei non c’è.
Vedo una bambina di spalle, mi sembra mia figlia perché ha i capelli tagliati uguali. La rincorro ma non è lei. La disperazione mi assale, sono angosciato. Penso che tutti hanno ritrovato i loro bambini ma io non riesco ancora a trovare Giorgia. Devo andare a scuola per vedere se lei è ancora la.
Penso che devo trovare un martello per cercare di forzare l’ingresso dell’istituto delle suore dove studia (veramente) mia figlia. Torno con mia moglie alla nostra casa. Lo stabile è ricavato nelle grotte e sotto di esso vi sono delle gallerie dove si estraggono alcuni tipi di minerali. Inizio a scendere per le ripide scale delle gallerie e trovo Marcella al lavoro (una mia collega di Roma) e suo marito. Mi dice che devono continuare ad estrarre materiale e che non possono fermarsi. Mi affanno a trovare un martello. Dovranno pur avere un martello in una miniera. Marcella è gentilissima, dice che mi indicherà una ferramenta sempre aperta dove potere trovare l’utensile che cerco.
Esco dalla galleria e vedo che è diventato giorno. La città sembra essere una cittadina di vacanze marine. Tanti caseggiati bassi bianchi, vie strette. Il cielo è di un azzurro incredibile. Il mare è fantastico ed il sole splende. L’aria generale del quadro che mi si prospetta è stranissima. Tutti sanno che è successo una catastrofe perché tantissime persone mancano, ma la città è come sospesa fra due mondi. Uno per il quale nulla è accaduto, l’altro per il quale la vita si è fermata. Io credo di avvertire di fare parte del secondo.