2010 L’ANNO DEL CONTATTO – 16TH SEPTEMBER 2010
Tempo di lettura : 3 minutiBen ritrovati a tutti i lettori del blog occhialinelbuio.com. Questo post non riguarda un “vero sogno” ma la sua narrazione ci si avvicina di molto. Gli appassionati di fantascienza avranno ovviamente capito il perché del titolo. Da vero fan della fantascienza e da orribile scrittore di racconti fantascientifici di bassa lega, il collegamento è testè spiegato.
Molti di voi certamente ricorderanno il film di Peter Hyams “2010 l’anno del contatto”. Questo film è il prosieguo del più famoso “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick.
Alcune sere fa, in preda al più sfrenato revival, ho deciso di estrarre dai miei oltre 6 gigabyte di films il file relativo al suo predecessore. Ho abbassato le luci della sala e ho attivato l’home theatre collegato al nuovissimo 42 pollici. Quando il rombo del razzo in decollo ha fatto vibrare gli oggetti della sala da pranzo, e forse pure la sedia del mio vicino di appartamento, ho capito immediatamente che le premesse per una buona serata c’erano tutte.
La visione del film è sempre piacevole. La narrazione è rapida e conserva un buon passo anche se la durata è di tutto rispetto (oltre 116 minuti). La trama non risulta mai appesantita e senz’altro regge il confronto con il suo datato genitore. Il sequel di “2001 Odissea nello spazio” è stato girato nel 1984 e se comparato con alcuni “classici” della fantascienza moderna non risente assolutamente del trascorrere del tempo.
Dopo avere visionato il film ho riavvolto il file riguardando in particolare una delle scene iniziali. Il dottor Chandra, prima di partire con la missione congiunta russo – americana per recuperare l’astronave Discovery, si trova nel suo ufficio sulla terra. Con voce bassa e pacata sta parlando al successore del computer senziente HAL 9000. Chandra spiega a SAL 9000 che tenterà di recuperare HAL attualmente orbitante attorno a Giove a bordo della Discovery.
Lo scienziato dice a SAL che dovrà procedere alla propria temporanea disattivazione fino al suo rientro dalla missione dopo 30 mesi. Il computer chiede al suo creatore se durante lo spegnimento sognerà. Chandra esita un attimo e risponde “Sognerai certamente, tutte le creature intelligenti sognano e nessuno sa perché. Forse tu sognerai HAL, come spesso succede a me”.
Il parallelo è divertente. Una macchina, assioma della razionalità e della spersonalizzazione del rapporto, chiede al proprio creatore se essa sognerà durante il proprio spegnimento. L’innocente metafora, discendenza diretta della fantascienza degli anni 50, è segnatamente uno dei più ricorrenti temi di narrazione nei racconti post futuristi della new wawe. La base è fornita dall’impatto di una tecnologia immaginaria, futura o futuribile sull’individuo o sulla società. Si tratta di uno dei temi più trattati in assoluto nella fantascienza europea ed americana durante il decennio 60 – 70. Pure Keplero ne sapeva qualcosa e nei suoi viaggi fantastici sulla Luna (anno 1634), ne dibatteva lungamente. A mio avviso quindi la vera domanda è cosa chiedono a noi le macchine, e non cosa possiamo o dobbiamo chiedere noi ad esse. Ciò è appunto una chiara metafora di cosa il nostro Io profondo chiede o trasmette a noi per mezzo dei nostri sogni. Non a caso gli elementi comuni a sogno e fantascienza sono analoghi. L’incongruità del tempo futuro o passato, l’inspiegabilità dell’avvenimento compreso in un contesto ampiamente onirico e quindi l’accettazione o il rifiuto dell’ignoto.
Ricordate la serie televisiva degli anni 60 “Ai confini della realtà” ?. Io ne ho una collezione di circa 200. Sono in bianco e nero e molto spesso sono anche in lingua inglese. Ogni tanto li guardo e faccio surf sulle onde della mia memoria di bambino.
Da ragazzino gli episodi di “Ai confini della realtà” mi sembravano divertenti ma ai miei occhi essi erano comunque privi di un qualsiasi ulteriore risvolto. Solo dopo i vent’anni iniziai chiedermi cosa essi potessero significare alla luce delle mie conoscenze sulle tecniche di scrittura di racconti di fantascienza. All’epoca non ero molto sveglio. E dire che qualcosa avrei dovuto presagire. Per 30 minuti ad episodio i personaggi non facevano altro che porsi montagne e montagne di domande !. Se mi fossi svegliato prima mi sarei evitato di rincretinire con tutte le domande che mi sono posto in questi anni. Questo è il motivo per il quale il collegamento tra il conscio e l’inconscio, tra l’onirico ed il reale è una questione che mi ha sempre angosciato…
Gentili lettori, scusate se mi sono dilungato ma il tema mi ha acchiappato terribilmente e mi sembrava doveroso farne oggetto di un post. E speriamo per la salute mentale di tutti che con una buona dormita mi passi la voglia di riprendere a scrivere racconti di fantascienza !.
Infine ricordate ! “Solo i veri sciocchi credono di non sognare e nessuno sa perchè”.
Che la Forza sia con voi. MaxViator per domandenelbuio.com